Questo sarà il primo appuntamento della mia rubrica Oltre le pagine, dedicata ai libri diventati cinema o televisione, in cui infrangerò una delle regole fondamentali che la reggono: questa volta non ho letto il libro alla base del film di cui parleremo. Quindi oggi parlerò esclusivamente della rappresentazione cinematografica di esso. Attenti però agli eventuali spoiler.
Arrival è un film del 2016 diretto dal regista Denis Villeneuve e candidato a ben 8 premi Oscar, cosa non da poco per una pellicola di genere. Alla base della storia troviamo il racconto di una delle migliori penne fantascientifiche dei nostri tempi: Storia della tua vita, incluso nell'omonima raccolta di Ted Chiang (Frassinelli Editore, 18,50€).
La trama è presto detta: in un presente del tutto simile al nostro, compaiono un giorno 12 astronavi aliene (soprannominate "gusci" per via della forma che li contraddistingue) in 12 punti apparentemente casuali della Terra. Tutte le intelligence, i reparti militari, e le forze scientifiche dei vari governi del mondo, immediatamente si mobilitano, per cercare di ottenere risposte tanto elementari quanto importanti: chi sono? Cosa vogliono? Da dove vengono? E ancora, in che modo comunicare? Proprio per risolvere questo problema il governo americano decide di includere tra i propri reparti la dottoressa Louise Banks (interpretata dalla magnifica Amy Adams), linguista di fama internazionale, accompagnata dal fisico teorico Ian Donnelly (interpretato da Jeremy Renner).
Già da queste poche righe si può evincere come Arrival sia un fantascientifico abbastanza sui generis, per chi è fondamentalmente abituato ai classici del genere, tutti effetti speciali e battaglie. Piuttosto il film si inserisce in un filone che negli ultimi anni va crescendo sempre di più, che abbiamo visto ad esempio con Interstellar, o con The Martian: quello cioè che, pur con ovvi voli fantastici (quindi vi prego sostenitori del puro vero, back off), si addentra davvero nella meraviglia della scienza. La scienza diventa fica, sorprendente, disarmante. La spettacolarità , anche dell'estetica di determinate scene, non è predominante, perché è la storia, col suo carico di significati, ad esserla.
La cosa, a mio giudizio, più fica di tutto in questo film è che al centro ci troviamo una scienza che la maggior parte delle persone sconoscono: la linguistica. E non la linguistica delle vocali aperte e delle vocali chiuse, dei dialetti e delle varietà regionali, ma quella più interdisciplinare della linguistica teorica, che studia i meccanismi che stanno alla base della capacità del nostro cervello di capire e produrre il linguaggio.
Perché è ovvio che comunicare con gli alieni non comporti un mero problema di traduzione, ma innanzitutto un problema di comprensione, inteso nel senso più ampio del termine: comprensione del cervello alieno, dei suoi modi di interpretare la realtà e quindi di rappresentarla attraverso la lingua.