È verità universalmente riconosciuta che la narrativa di Roberto Alajmo sia percorsa da una sottile linea rossa di sangue: da Cuore di Madre, passando per È stato il figlio, fino all'ultima fatica romanzesca, Carne Mia, essa serpeggia e si annoda inestricabilmente tra le pagine. Una linea di sangue che però non è soltanto sinonimo di delittuosità , ma innanzitutto idea di legame, ancestrale ed eterno.
Carne mia
di Roberto Alajmo
Sellerio
Collana: Il contesto.
Pagine: 296.
Prezzo: 16 €
Data di pubblicazione: 29 settembre 2016.
Con Carne Mia torniamo alla realtà delle periferie palermitane, che in fondo topograficamente parlando, tanto periferiche non sono: in questo caso siamo nel quartiere popolare di Borgo Vecchio, un microcosmo autonomo che si estende subito alle spalle della Palermo bene con il suo "salotto cittadino" di via della Libertà . Come in ogni realtà autarchica, forse nella fattispecie siciliana, che si rispetti, ogni cosa e ogni persona nel Borgo ha un proprio posto e un proprio ruolo, la cui immutabilità è scritta sulla pietra. Certo, a meno che qualcuno questa pietra prima o poi non la distrugga. E così troviamo la piazza, il bar, la "carnezzeria" del signor Pino prima e del «figlio del signor Pino» poi, la bancarella abusiva di frutta di Calogero Montana prima, e dei figli Enzo e Franco poi. È interessante per altro notare come il passaggio di testimone da una generazione all'altra finisca sempre per essere sancito da un'azione delittuosa che determina la fine dell'una e l'inizio dell'altra.
Ma facciamo un passo indietro.