Mi piace aprire oggi questa recensione con un interrogativo: quanto il nostro corpo condiziona le persone che siamo e i sentimenti che proviamo?
di Merritt Tierce
Edizioni Sur
Collana: Big Sur.
Traduzione: Martina Testa.
Pagine: 220.
Prezzo: 16,50€
Pubblicazione: settembre 2015.
Marie, la protagonista del nostro romanzo, con il proprio corpo ha un rapporto difficile. Non che non lo apprezzi, o lo desideri radicalmente diverso, semplicemente lei il suo corpo non lo sente. Non lo sente da quando a diciassette anni, da promettente adolescente destinata ad andare a Yale, si è rapidamente trasformata in una inconsapevole e spaesata ragazza madre. E nessuno, men che meno la famiglia o la comunità religiosa che la circonda, le ha perdonato questo sbaglio.
Cosa può fare una ragazzina il cui acerbo corpo si sta trasformando in quello di una acerbissima madre? Cosa può fare una ragazzina che non comprende pienamente il posto nel mondo che il destino le sta riservando? Che non sente i sentimenti che dovrebbe sentire, ma soltanto paura, solitudine, desiderio di fuggire?
Difficilmente può fare altro se non lanciarsi in un'ondata di azioni masochiste, che piegherebbero il corpo e lo spirito di chiunque, ma che permettono a Marie di sopire IL dolore con UN dolore:
Difficilmente può fare altro se non lanciarsi in un'ondata di azioni masochiste, che piegherebbero il corpo e lo spirito di chiunque, ma che permettono a Marie di sopire IL dolore con UN dolore:
A Calvin non nascondevo quanto fingessi. Fingevo che mi piacesse farlo, fingevo di averne voglia, fingevo di venire. Lui non capiva e io non riuscivo a spiegarglielo. Aveva qualcosa a che fare con l'amore e qualcosa a che fare con la disperazione [...] Non sono una madre pensavo, mentre mi dirigevo al secchio dell'immondizia. Puoi comunque scoparti un sacco di gente, mi diceva Calvin, ma divertendoti. Fallo per te stessa, fallo per il piacere. O quantomeno fallo con le dovute precauzioni. Ma non era una questione di piacere: era che alcuni tipi di dolore sono il perfetto antidoto per altri.
Ecco così che Marie accumula una serie lunghissima di partner sessuali, che non la rispettano e dai quali ella stessa non pretende rispetto; ecco così che Marie marchia letteralmente a fuoco il proprio corpo; ecco così che Marie si abbandona alle droghe più disparate, in primis la cocaina. Il suo corpo, lei stessa, il corpo degli uomini con i quali fa sesso, diventano pura carne viva o quantomeno con una parvenza di vita, carne su cui il dolore è fisicamente tangibile e pertanto comprensibile:
Mi brucio il collo con uno spiedino da fonduta mentre tu guardi I Robinson sul mio letto [...] Fa male ma è una bella sensazione. Cioè mi dà una sensazione di sollievo. Il dolore è reale e sincronizza tutto il dolore che ho nel resto di me stessa ma non riesco ad organizzare. Lo concentra nel collo e gli spiega cos'è: Tu sei il dolore, questo è l'effetto che fai.
Lo stile di Merritt Pierce non risparmia al lettore un linguaggio e una realtà cruda, violenta, solitaria, al limite. Già il primo capitolo immette prepotentemente il lettore nel vortice di un'esistenza incomprensibile che produce spaesamento, e spinge a distaccarsi. Però non ci si può distaccare dalla storia di Marie, possiamo solo esserne muti spettatori.
Tutta la narrazione offre pochi momenti di luce: fondamentalmente i ricordi del primo amorevole incontro con il padre della figlia Ana, e i momenti trascorsi con la figlia stessa, che nonostante il costante desiderio di fuga, Marie ama con tutta se stessa. Mentre l'unico elemento di caos calmo nella vita della protagonista rimane il suo lavoro da cameriera, che certo non sognava per sé stessa e non sogna per sua figlia, ma di cui almeno conosce e le regole e riesce a seguirle. Smetterà un giorno di servire ai tavoli, di andare a letto con chiunque, di consumare droghe, infine si lascerà amare. Ma non è ancora pronta:
Mi sfoltisco le sopracciglia, mi lavo i denti, mi trucco, mi sistemo i capelli, mi limo e mi lucido le unghie. Le mani sono la parte che i clienti vedono più di tutte. Mi infilo i pantaloni e la canottiera e prendo tutte le mie cose. Mi metto in tasca la seconda piccola anticoncezionale e spero che mi ricorderò di prenderla alle otto, quando saremo in pieno pandemonio [...] Salve, sono Marie, e stasera sarò io a servirvi.