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«Era una notte buia e tempestosa» ovvero i 10 migliori incipit che abbia mai letto.

by - 09:58

È vero, non amo molto le classifiche. Però questo articolo mi frullava in testa da tanto tempo, e mi è costato non poca fatica (proprio a causa del mio animo anticlassificatorio). Perché ci ho ragionato per così tanto? Perché io, come il 99% dei teorici di letteratura, sono convinta che l'ingresso di un'opera letteraria, appunto il suo incipit, rappresenti l'anima dell'opera stessa: se è vero che non si giudica un libro dalla copertina, è vero però che si può benissimo giudicare un libro dal suo incipit. È quello che fanno ad esempio ogni giorno centinaia di editor quando gli viene proposto il lavoro di un autore sconosciuto: leggono l'incipit, i primi paragrafi, e su quello si basano per la loro scelta. Un po' brutale, eh? Eppure, se un incipit non ha la capacità di catapultarci all'interno dell'opera letteraria, delle sue atmosfere e soprattutto del preciso stile dello scrittore, allora è probabile che quell'opera non abbia molto da offrire.


Alcuni tra i più grandi scrittori di tutti i tempi concentrano e hanno concentrato la maggior parte dei propri sforzi proprio su esso. Ne sa qualcosa Raymond Carver, ad esempio, uno dei più grandi scrittori americani del secolo scorso, per il quale l'incipit, e in particolare la prima riga è un punto di partenza imprenscindibile:
Comincio con la prima riga. In genere è quella prima riga a saltarmi in mente, e tutto il resto di norma è soggetto a cambiare, tranne la prima riga, che solitamente resta uguale. E non so dire da dove venga quella prima riga. A volte nasce da un’immagine, da qualcosa che ho in testa, o semplicemente da una frase che mi svolazza nel cervello. E quella finisce sulla pagina. mente resta uguale. E non so dire da dove venga quella prima riga. A volte nasce da un’immagine, da qualcosa che ho in testa, o semplicemente da una frase che mi svolazza nel cervello. E quella finisce sulla pagina.
È per queste ragioni dunque, che oggi voglio mostrarvi i 10 migliori incipit che abbia mai letto nella mia vita, con la speranza che possano in futuro aumentare, e che, nel caso non abbiate letto i libri in questione, possano spingervi a farlo. 
Iniziamo, in ordine inverso.



#10
Cent'anni di solitudine - Gabriel Garcia Marquez (1967)
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.


#9
Easter Parade - Richard Yates (1976)
Né l'una né l'altra delle sorelle Grimes avrebbe avuto una vita felice, e a ripensarci si aveva sempre l'impressione che i guai fossero cominciati con il divorzio dei loro genitori. Era successo nel 1930, quando Sarah aveva nove anni ed Emily cinque. La madre, che incoraggiava le bambine a chiamarla Pookie, le portò via da New York per andare ad abitare in una casa in affitto a Tenafly, nel New Jersey, dove pensava che le scuole fossero migliori e dove sperava di avviare una propria carriera nel mercato immobiliare suburbano. La cosa non funzionò - dei suoi progetti per l'indipendenza, quelli che avrebbero funzionato sarebbero stati pochissimi - e lasciarono Tenafly dopo due anni, ma per le bambine quello fu un periodo memorabile.
 #8 
Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi (1994)
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua funesta, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? questo a Pereira è impossibile dirlo.
  #7
Il gattopardo - Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1958)
Maggio 1860
"Nunc et in hora mortis nostrae. Amen"
La recita quotidiana del Rosario era finita. Durante mezz'ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Dolorosi; durante mezz'ora altre voci, frammiste avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si erano distaccati i fiori d'oro di parole inconsuete: amore, verginità, morte; e mentre durava quel brusio il salone rococò sembrava aver mutato aspetto; financo i pappagalli che spiegavano le ali iridate sulla seta del parato erano apparsi intimiditi; perfino la Maddalena, fra le due finestre, era sembrata una penitente anziché una bella biondona, svagata in chissà quali sogni, come la si vedeva sempre. Adesso taciutasi la voce, tutto rientrava nell'ordine, nel disordine consueto. 
#6
Se una notte d'inverno un viaggiatore - Italo Calvino (1979)
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

#5
Moby Dick - Hermann Melville (1851)
Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa — non importa ch'io vi dica quanti — avendo poco o punto denaro in tasca e niente che particolarmente m'interessasse a terra, pensai di mettermi a navigare per un po', e di vedere così la parte acquea del mondo. Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione. Ogniqualvolta mi accorgo di mettere il muso; ogniqualvolta giunge sull'anima mia un umido e piovoso novembre; ogniqualvolta mi sorprendo fermo, senza volerlo, dinanzi alle agenzie di pompe funebri o pronto a far da coda a ogni funerale che incontro; e specialmente ogniqualvolta l'umor nero mi invade a tal punto che soltanto un saldo principio morale può trattenermi dall'andare per le vie col deliberato e metodico proposito di togliere il cappello di testa alla gente — allora reputo sia giunto per me il momento di prendere al più presto il mare. Questo è il sostituto che io trovo a pistola e pallottola. Con un ghirigoro filosofico Catone si getta sulla spada; io, quietamente, mi imbarco. Non c'è niente di straordinario in questo. Basterebbe che lo conoscessero appena un poco, e quasi tutti gli uomini, una volta o l'altra, ciascuno a suo modo, si accorgerebbero di nutrire per l'oceano su per giù gli stessi sentimenti miei.

#4 
Terra matta - Vincenzo Rabito ( pubblicato nel 2007)
Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d'allora provincia di Siraqusa, figlio di fu Salvatore e di Quriere Salvatrice, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella vita Tommaso Chiavola. La sua vita fu molta maletratata e molto travagliata e molto desprezata. Il padre morì a 40 anne e mia madre restò vedova a 38 anne, e restò vedova con 7 figlie, 4 maschele e 3 femmine, e senza penzare più alla bella vita che avesse fatto una donna con il marito, solo penzava che aveva li 7 figlie da campare e per darece ammanciare.
Piccola precisazione per chi non conoscesse il testo: Terra matta è un'opera autobiografica scritta da Vincenzo Rabito, un cantoniere siciliano semianalfabeta, il quale per 7 anni e con enormi sforzi culturali scrisse ben 1027 pagine della propria biografia. Oggi è pubblicata da Einaudi in una versione "scorciata" e corredata di note.


#3
Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen (1813)
È un fatto universalmente noto che uno scapolo provvisto di un cospicuo patrimonio non possa fare a meno di prender moglie. Per poco che si conoscano i sentimenti o le intenzioni di un uomo ricco e senza moglie al momento del suo primo apparire in un certo luogo, questo fatto è così radicato nella mente delle famiglie del vicinato, che egli viene considerato legittima proprietà dell'una o dell'altra delle loro figliuole.




#2 
Il giovane Holden - J.D. Salinger (1951)
Se davvero volete sentirne parlare, la prima cosa che vorreste sapere sarà dove sono nato, e che schifo di infanzia ho avuto, e cosa facevano e non facevano i miei genitori prima che nascessi, e altre stronzate alla David Copperfiel, ma a me non va di entrare nei dettagli, se proprio volete la verità. Primo, è roba che m'annoia, e secondo ai miei verrebbero un paio di ictus a testa, se andassi in giro a raccontare i fatti loro. Su certe cose sono permalosissimi, specie mio padre. Simpatici, per carità, ma anche parecchio permalosi. E poi non mi metto certo a farvi la mia stupida autobiografia o non so cosa. Vi racconterò giusto la roba da matti che mi è capitata sotto Natale, prima di ritrovarmi così a pezzi che poi sono dovuto venire qui a stare un po' tranquillo.




Perdonino i puristi se ho usato la nuova traduzione di Matteo Colombo. Per quanto sia affezionata a quella precedente di Adriana Motta non posso non ammettere quanto questa sia migliore.


#1
Lolita - Vladimir Nabokov (1955)
Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.






E questa è la conclusione della mia personalissima Top Ten. Mentre scrivevo pensavo che un giorno mi piacerebbe scrivere qualcosa di simile per gli explicit, quindi la conclusione dei libri. Alcuni sono delle vere e proprie meraviglie (già mi frulla in testa una classifica).
Quanti di questi libri avete letto? Siete d'accordo con la mia classifica? Parlatemi dei vostri incipit preferiti, sono davvero curiosa.

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20 commenti

  1. Che gioia vedere Tabucchi in questa lista!

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  2. Tutti grandi incipit questi! Alcuni non li conoscevo non avendo letto il libro, ma può essere un'occasione per scoprirli (in primis Melville che non ho mai mai mai letto e non so nemmeno perché e poi Easter Parade che punto da mesi e mesi!).
    Se dovessi sceglierne solo uno fra i tuoi 10 non avrei dubbi: quello di Orgoglio e pregiudizio!
    Tra i miei milioni di incipit del cuore, il preferito è ancora e sempre quello di Ritratto di signora di Henry James: "Ove si verifichino determinate circostanze vi sono pochi momenti nella vita più gradevoli dell'ora dedicata alla cerimonia nota come il tè del pomeriggio".

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  3. L'incipit di Orgoglio e pregiudizio è davvero straordinario, lo sbatterei in faccia a chiunque affermi che Jane Austen scrive "romanzetti rosa"!
    Molto bello anche l'incipit di James! Da tempo avevo deciso di leggere questo romanzo, ma la mole mi ha sempre un po' scoraggiato, il che mi ha portato a rimandare e rimandare e rimandare.
    Mi hai fatto venire in mente anche il bellissimo incipit de L'amante di Lady Chatterley di Lawrence: "La nostra è sostanzialmente un'era tragica, per cui ci rifiutiamo di prenderla sul tragico. Il cataclisma si è ormai abbattuto su di noi, siamo circondati dalle rovine; cominciamo a creare nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro alquanto difficile; la strada verso il futuro è tutt'altro che piana, ma noi aggiriamo gli ostacoli, o li scavalchiamo. Dobbiamo sopravvivere, per quanti cieli ci siano crollati addosso."

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  4. Fra tutto solo Orgoglio e pregiudizio e Moby Dick mi attirano. Ma forse leggero anche gli altri. Comunque, bella lista complimenti

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  5. Ciao Giuseppe, grazie per l'apprezzamento. Moby Dick e Orgoglio e pregiudizio sono due grandissimi classici che vale assolutamente la pena leggere, perciò sono contenta se questo post ti ha invogliato :) magari anche gli altri libri troveranno un giorno il loro tempo fra le tue letture!

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  6. Di quelli che hai segnalato io prediligo Marquez, Austen,Nabocov, Melville. Questo limitatamente agli incipit. Gli altri li ho letti tutti a parte Rabito. Alcuni hanno invece un incipit che non ritengo all'altezza rispetto all'opera che si rivela invece grandiosa. Io sono un lettore paziente e non mi faccio scoraggiare dall'incipit poco esaltante. Forse perché in tutto quello che ho scritto noto lacune di esordio... solidarizzo... diciamo... hehehe. Ottimo articolo, bravissima.

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    1. Ciao Massimo, grazie per l'apprezzamento! Sono d'accordo con te, non tutti gli incipit sono all'altezza del libro stesso. Difatti alcuni tra i miei libri preferiti non compaiono in questa lista, come ad esempio quelli di Saramago (uno degli scrittori che più amo) o di Malamud.
      Per il resto, si sa, nessuno nasce "imparato" :D Se un'opera vale, lo fa indipendentemente da un incipit debole, quello dello scrittore è tutto un percorso di continuo autoperfezionamento!

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  7. Bellissima idea: anch'io non amo le classifiche, però, se sono ragionate e personalizzate come la tua, acquistano non poco valore rispetto agli elenchi immotivati, e il brano di Carver fa la differenza. Non posso che sottoscrivere la preferenza per gli incipit di Se una notte d'inverno un viaggiatore, Cent'anni di solitudie e Sostiene Pereira e, anche se certamente a riprendere in mano molti libri amati troverei tanti altri esordi illustri, non appena ho letto il titolo del tuo post mi sono risuonati quello de Il fu Mattia Pascal e, soprattutto, questo:

    "Io nacqui Veneziano ai 18 Ottobre del 1775, giorno dell'Evangelista San Luca; e morrò per la grazia di Dio Italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo." (Le confessioni d'un Italiano di Ippolito Nievo)

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    1. Bellissimo! Non lo ricordavo; sarà che sono passati un po' di anni di quando lo studiai all'università... Nievo è uno dei tanti autori della nostra letteratura ingiustamente trascurato nelle scuole! D'altronde è solo uno dei capostipiti del nostro romanzo storico!

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  8. Esatto, è ingiustamente trascurato, per non dire del tutto ignorato, eppure il suo è IL romanzo risorgimentale italiano!

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  9. Tra questi libri ho amato tantissimo Cent'anni di solitudine e Orgoglio e pregiudizio... Moby Dick l'ho letto a dodici anni e secondo me è stato troppo presto oppure io non ero ben disposta, tant'è che non sono riuscita ad apprezzarlo. Sicuramente quando avrò tempo lo leggerò di nuovo, per poterlo rivalutare.

    Tra gli altri libri vedo molti di quelli che mi piacerebbe leggere (come Il giovane Holden, Lolita e Se una notte d'inverno un viaggiatore) e mi hai incuriosita ancora di più. Un abbraccio, alla prossima, Ilsie.

    www.animadellestorie.blogspot.it

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    1. Felice di avere fatto breccia nella tua curiosità! :) Eh si, Moby Dick è un bel "mattone", ricordo di averlo iniziato a leggere in lingua originale al liceo durante le ore di inglese... E di averlo detestato! Poi con più tranquillità e maturità mi sono riavvicinata al testo (nella bellissima traduzione di Cesare Pavese) ed è stato una rivelazione.

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  10. Il miglior incipit sei tu Penny Lane, per la presentazione del tuo blog, la tua descrizione e d è proprio qui che scatta la volgia di iscriversi ..Poi arriva il seguito , il piacere di leggerti, il tuo post con i vari incipit( letti quasi tutti, tropo noti, pilastri della letteratura..)
    Felice di averti incontrata , strafelice in un tuo ricambio..
    Buona serata!e grazie!
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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    1. Nella, mi emozioni immensamente! L'idea che qualcuno apprezzi quanto scrivo è per me, neofita del mondo dei blog, una rivelazione straordinaria! Grazie mille per i tuoi bellissimi complimenti :) Ricambio la visita con sommo piacere. A presto.

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  11. Mia cara , ho detto solo ciò che penso, e pur avendo mille difetti ho il dono della sincerità....
    Sono entusiasta della tua iscrizione e vado a salvare il tuo blog bellissimo...
    Bacio e grazie!

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  12. Suggerirei un incipit di Capitolo Secondo :

    " Avvolto in un mantello bianco foderato di rosso sanguigno , con passo strascicato da cavaliere , il mattino presto del quattordicesimo giorno del mese primaverile di Nisan , nel porticato tra le due ali del palazzo di Erode il Grande entrò il procuratore della Giudea Ponzio Pilato. "

    Non è un incipit , ma lo è stato forse il libro per me .

    E poi tanto per rimanere nel non incipit :

    " Io sono Ubik prima che l'universo fosse io ero. Ho creato i soli . Ho creato i mondi . Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano : io le muovo nel luogo che più mi aggrada . Vanno dove dico io , fanno quello che io comando . Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato . il mio nome che nessuno conosce . Mi chiamano Ubik , ma non è il mio mome . Io sono e sarò in eterno "

    Un autore un tempo un tantino sottovalutato , adesso forse un tantino inflazionato .

    E forse su Ubik , quello vero , qualche indicazione la ha data .

    E non era fantascienza di sicuro e nonostante tutto .

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  13. Tra i più famosi manca quello di Anna Karenina. Il mio preferito resta quello di Città di vetro di Paul Auster

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    1. Lo ricordo molto bene. C'è tutto Paul Auster in quell'incipit. E in generale Paul Auster con gli incipit (e anche con tutto il resto) ci sa fare parecchio :-D

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