I nostri sono anni di diritti continuamente conquistati ma allo stesso tempo negati.
Siamo sempre sull'orlo di conquiste terribilmente instabili e contraddittorie, mai del tutto introiettate. E dall'altro lato è anche vero che spesso la comunità LGBT può, al pari di ogni altra comunità umana, essere divisa e dividente al suo stesso interno, remando così spesso contro i propri interessi.
Giusto una settimana fa, il 17 maggio, si celebrava la giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. E tra meno di un mese, il 28 giugno, si celebrerà la giornata dell'orgoglio LGBT.
The Normal Heart è un film per la televisione del 2014 diretto da Ryan Murphy (Nip/Tuck, American Horror Story) e prodotto dalla HBO, che sempre sia lodata. Benché conti su un cast stellare, che comprende Julia Roberts, Mark Ruffalo e Jim Parsons, in Italia è giunto un po' in sordina unicamente tramite i canali Sky.
La storia, che si basa sull'omonima trasposizione teatrale, prende le mosse nel 1981a New York, e ha come protagonista lo scrittore omosessuale Ned Weeks, interpretato da Mark Ruffalo. Si tratta di anni cruciali per l'insorgere di quella malattia che nel corso di tutti gli anni '80 decimò le comunità omosessuali di tutto il mondo: l'Aids. E proprio questo ci racconta il film: della nascita e del decorso di questa malattia spaventosa e mai vista prima nella comunità medica, di cui nulla si sapeva sulle cause di trasmissione o sull'incidenza, ad eccezione del fatto che essa sembrava colpire soltanto la popolazione omosessuale, specificatamente maschile. Da qui, il suo iniziale e terrificante nome: Grid, ovvero immunodeficienza gay correlata, o più comunemente cancro gay.
Quello che il film ci svela, è ciò che è facilmente intuibile: prendete una comunità , come quella omosessuale, non certo amata incondizionatamente nella società (in particolar modo nell'era conservatrice del presidente Ronald Regan), rendetela apparentemente portatrice di una "peste" incurabile che uccide in poco tempo chi ne viene affetto, e voilà , ecco a voi l'esplosione di paura, odio, isterismo e boicottaggi, e nel migliore dei casi indifferenza. Anche da parte del mondo medico.
La storia, che si basa sull'omonima trasposizione teatrale, prende le mosse nel 1981a New York, e ha come protagonista lo scrittore omosessuale Ned Weeks, interpretato da Mark Ruffalo. Si tratta di anni cruciali per l'insorgere di quella malattia che nel corso di tutti gli anni '80 decimò le comunità omosessuali di tutto il mondo: l'Aids. E proprio questo ci racconta il film: della nascita e del decorso di questa malattia spaventosa e mai vista prima nella comunità medica, di cui nulla si sapeva sulle cause di trasmissione o sull'incidenza, ad eccezione del fatto che essa sembrava colpire soltanto la popolazione omosessuale, specificatamente maschile. Da qui, il suo iniziale e terrificante nome: Grid, ovvero immunodeficienza gay correlata, o più comunemente cancro gay.
Quello che il film ci svela, è ciò che è facilmente intuibile: prendete una comunità , come quella omosessuale, non certo amata incondizionatamente nella società (in particolar modo nell'era conservatrice del presidente Ronald Regan), rendetela apparentemente portatrice di una "peste" incurabile che uccide in poco tempo chi ne viene affetto, e voilà , ecco a voi l'esplosione di paura, odio, isterismo e boicottaggi, e nel migliore dei casi indifferenza. Anche da parte del mondo medico.
E mentre Ned Weeks, insieme al compagno ormai malato, combatte contro tutti per sensibilizzare il mondo nei confronti dei destini degli omosessuali, soltanto una dottoressa, Emma Brookner, interpretata da Julia Roberts, da outsider, sembra davvero interessarsi alla diffusione e alla cura della malattia, intuendone la trasmissione per via sessuale. Ma anche i suoi sforzi verranno spesso vanificati, se non addirittura ostacolati dalla comunità scientifica e politica, nonché persino dalla stessa comunità omosessuale che vede nelle asserzioni circa la trasmissione sessuale un ulteriore attacco omofobo.
Quello che ne viene fuori è un quadro di indifferenza assolutamente desolante, ancora di più se pensiamo che tutto ciò è accaduto appena qualche anno fa, sotto gli occhi di tutti. Il cast di altissima qualità ne garantisce per altro un fortissimo potere drammatico, con una Julia Roberts quasi arcigna ma combattiva che da sempre il meglio di sé nelle prove attoriali più difficili (e mi chiedo perché per tanti anni ne sia stato tanto sottovalutato il potenziale, relegandola alle commediole). Un'altra prova notevole è fornita di Jim Parsons, lo Sheldon Cooper di The big bang theory, il cui ruolo, seppur marginale, spicca per l'intensità e la delicatezza.
È bello, drammatico e istruttivo. Avete bisogno di altre motivazioni per vedere The Normal Heart?
Passando al secondo consiglio giungiamo alla recentissima miniserie televisiva docu-drama della ABC: When we rise. La serie è composta da otto puntate di 60 minuti ciascuna, momentaneamente andate in onda solo sull'emittente statunitense, che racchiudono la densissima storia del movimento di liberazione LGBT americano, dagli anni '70 fino ai giorni nostri.
Anche qui troviamo un cast eccezionale, con attori come Guy Pearce (Mildred Pierce, Iron Man 3), Mary Louise Parker (Weeds) e Rachel Griffiths (Six feet under, Brothers & Sisters). La regia inoltre è in parte affidata a, nientepopodimenoche, Gus Van Sant.
Ciò che è straordinario di questa serie è il fatto che essa è in grado di insegnare a tutti noi molte, precise, realtà storiche che probabilmente non conosciamo. Non so quanto in America rimanga memoria di ciò (spero tanta), ma da europea, che pure di storia ne ha studiata parecchia, sono rimasta completamente affascinata e basita in conseguenza della mia ignoranza.
La serie prende infatti avvio dai cosiddetti moti di Stonewall, iniziati nella New York del 1969, a seguito dei quali si ingaggiò una lunga e sanguinosa guerriglia tra gruppi omosessuali e la polizia della Grande Mela. Da lì i movimenti di lotta per i diritti civili della comunità LGBT si propagarono a macchia d'olio in tutta l'America, fino ad arrivare all'altra parte dell'oceano a San Francisco, in cui troviamo i nostri protagonisti: un giovanissimo Cleve che scappa da una casa in cui il padre, famoso psichiatra, vorrebbe sottoporlo ad una lobotomia per "curarlo" e trova una propria dimensione in California; Roma che si pone in piena schermaglia con l'Organizzazione internazionale per le donne, la quale non accetta lesbiche tra i suoi ranghi; Ken, un veterano del Vietnam che deve tenere segreta la propria omosessualità per non essere congedato (o peggio) con disonore. Ma tantissimi personaggi si muovono sull'orizzonte, insieme a guest star di pregio come Whoopi Goldberg e Rosie O'Donnell.
Storia LGBT e Storia proseguono così a braccetto, in un contesto in cui sconvolge la profondissima omofobia degli States: troviamo così le vicende di Harvey Milk, primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay e sostenitore dei diritti LGBT, nonché consigliere comunale di San Francisco barbaramente ucciso nel 1978; troviamo ancora la terribile esplosione dell'Aids nel corso degli anni '80 e '90; troviamo lotte contro abomini della legislazione statunitense dell'era Clinton, come il "Don't ask, don't tell", una politica antidiscriminatoria dell'esercito il cui nome dice già tutto, o il DOMA (Defense of Marriage Act), dichiarato incostituzionale nel 2013, il quale stabiliva che ogni singolo stato aveva il potere di aprirsi al matrimonio omosessuale se lo desiderava, ma allo stesso tempo riconosceva legalmente valido a livello federale solo il matrimonio eterosessuale; troviamo la lotta contro il Proposition 8, un referendum tenutosi in California il 4 novembre 2008 in cui si chiedeva l'abolizione del diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso; troviamo infine l'esplosione di speranza dell'era Obama, e il riconoscimento a livello federale dei matrimoni omosessuali nel 2015.
Il tutto è poi affrontato senza un minimo di retorica, anzi facendo emergere i continui scontri e divisioni all'interno delle stesse comunità LGBT, nella maniera più inclusiva possibile, passando dalle lotte di gay, lesbiche, transgender, bianchi, afroamericani, civili, soldati, e così via.
C'è di che imparare, e anche di che commuoversi e arrabbiarsi con questa miniserie. Sperando arrivi presto anche in Italia.