Tante volte abbiamo detto che la letteratura e il cinema parlano linguaggi inevitabilmente diversi, e volendo mirano a rivolgersi ad un pubblico diverso.
Tante volte, inoltre, abbiamo detto che la letteratura deve necessariamente ritagliarsi uno spazio di narrazione diverso dalla iper-rappresentazione della realtà che oggi non è più solo rappresentato dal cinema e dalla televisione, ma anche da mezzi alla portata di tutti, come internet e i social network. Registrare ciò che accade non è più sufficiente. La rappresentazione fedele del reale, oggi enormemente amplificata dai mezzi di cui sopra, non è più sufficiente. Perché una storia, il suo significato, e il suo messaggio, possano davvero annidarsi, con tutta la loro carica eversiva di domande e perché, nella mente di chi legge, è necessario un quid in più.
Il romanzo è pubblicato in Italia da Guanda. |
Locandina del film uscito nelle sale nel 2012. |
Da un lato dunque abbiamo questo scrittore alla ribalta da quasi quindici anni, che ha spiazzato tutti, nel bene e nel male, con uno stile che scardina ogni pretesa di linearità , passando da un io narrante ad un altro con disinvoltura, interrompendo sul più bello la narrazione con lettere, echi di parole già dette, immagini. Insomma coinvolgendo il lettore attivamente nella reale comprensione e immedesimazione in quanto si sta raccontando (pena molto frequente, ahimè, tra i lettori poco attenti, la totale confusione). E che cosa sta raccontando esattamente Foer in Molto forte, incredibilmente vicino? Semplice, una storia davvero comune: quella di un bambino, Oskar Schell, che ha perso il padre l'11 settembre 2001 e cerca disperatamente il senso di quanto è accaduto. Quante storie del genere sono state raccontate? Molte, variando sul tema, davvero molte. E quante nello stile di Foer? Pochissime, forse nessuna, che io sappia.