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Benedizione - Kent Haruf

by - 09:11

Di vite ordinarie è colma la letteratura contemporanea. Vite che rispecchiano le nostre, con i loro fallimenti, i loro successi, le loro gioie, i loro dolori.
In esse possiamo trovare una parte di noi stessi e di ciò che ci circonda, e possiamo non solo specchiarci dunque ma anche comprenderci. È questo uno dei compiti della grande letteratura, no? Dirci qualcosa a proposito di noi stessi che ancora non sapevamo, che non mettevamo a fuoco. Qualche anno fa è stato Il commesso di Bernard Malamud a spingermi in questa direzione; la scorsa stagione è stato Stoner di John Williams; adesso tocca a Kent Haruf (1943-2014). Amo la letteratura che procede per sottrazione: di arzigogoli stilistici, di grandi storie e grandi eventi.





Benedizione di Kent Haruf



NN editore



Collana: Trilogia della pianura

Traduzione: Fabio Cremonesi
Pagine: 280
Prezzo: 17€
Data di uscita: 19-03-2015


Siamo ad Holt, una cittadina situata tra le sterminate pianure del Colorado, scenario che accomuna l'intera Trilogia della pianura di cui Benedizione rappresenta l'ultima tappa (le altre sono Canto della pianura e Crepuscolo, quest'ultimo di prossima pubblicazione sempre per i tipi NN editore). Uno scenario tipico del mid-west americano, che la migliore letteratura di questa nazione ha spesso raccontato: piccola città, pochi abitanti sufficientemente benestanti, conservatori, in poche parole WASP. Eppure Holt è una comunità divisa da molti fattori: da un certo modo di intendere la spiritualità cristiano-protestante, dalla guerra "portatrice di democrazia" tipicamente americana, o forse solo dagli immensi spazi della pianura.

Al centro un uomo, Dad Lewis, chiamato così perché «ho una figlia come te. Quando è nata la gente ha iniziato a chiamarmi così. Tanto tempo fa», un tipico self made man che il cancro sta lentamente conducendo alla morte. Al termine della vita di un uomo tutti i fantasmi che l'hanno animata tornano a farsi vivi: i dolori che abbiamo disseminato nel nostro percorso diventano presenze vivide. E così sarà per Dad: un figlio allontanato e ormai perduto, un impiegato bruscamente ostracizzato, dei genitori mai del tutto accettati nella loro semplicità da contadini del mid-west. La morte è una benedizione a doppio taglio, in grado di liberarci ma anche di condannarci sotto il peso delle nostre scelte, esattamente come la pioggia per i contadini della pianura:

Che tempo fa oggi là fuori? Ancora troppo caldo?
Dicono che verrà a piovere, rispose Lyle.
Potrebbe. In effetti sta diventando scuro.
Ai contadini non farà piacere, vero papà? disse Lorraine.
No, se devono mietere il grano. Per quelli che coltivano mais fa lo stesso.
Sembra una specie di benedizione, una benedizione a doppio taglio, disse Lyle.
Dad lo guardò. Eh sì. Un sacco di volte le benedizioni non sono andate per il verso giusto.
Un coro di presenze più o meno reali si leva intorno a Dad, mentre tutto intorno Holt prosegue la sua esistenza quotidiana. È presente difatti una forte dimensione corale ad animare questo libro, tenuta in piedi proprio dalla più o meno infelice realtà dei cittadini di Holt, che tanto mi ha ricordato (seppur ovviamente in misura diversa) le voci che animano l'immaginaria città di Crosby di Olive Kitteridge, romanzo di Elizabeth Strout.
E tra tutte le voci di questa cittadina, quelle che appaiono più magiche sono quelle delle sue donne: Mary e Lorraine, rispettivamente moglie e figlia di Dad Lewis, Bertha May, la piccola e spaventata Alice, Willa e Alene. Silenziosamente con immenso amore queste donne custodiscono e curano le ferite proprie e altrui, riuscendo ancora a trovare un motivo di bellezza nelle cose più semplici, come un bagno fresco, libere, nude, sotto l'accecante sole di Holt:

Lorraine fece qualche bracciata attraverso la cisterna, l'acqua era abbastanza profonda e lei raggiunse il tubo da cui sgorgava. Si alzò in piedi e restò fuori dalla vita in su, bagnata e luminosa [...] Senza dire una parola Willa si sdraiò all'indietro e con sorprese iniziò a nuotare sul dorso, sembrava una specie di delicato uccello bianco [...]
Lorraine disse, Alice, sai nuotare?
No.
Sai stare a galla?
Non so come si fa.
È ora di imparare. Vieni qui al centro. Alene, ci dai una mano?
Le due donne la sostennero mentre lei si lasciava andare all'indietro. Ora devi solo respirare. E allargare le braccia. Quando iniziava ad affondare la risollevavano, e dopo un po' fu in grado di stare a galla da sola. Le due donne fecero come un passo indietro e lei rimase sdraiata sull'acqua, mezza sommersa, i suoi occhi azzurri che guardavano il cielo azzurro. 
Quella delle donne è una comunità ideale, che contrasta con quella invece reale, divisa e tormentata della cittadina del Colorado. E non sorprende in questo senso che un'altra delle figure più affascinanti sia proprio quella di un uomo dall'animo gentile, sensibile e accogliente (disposizioni tipicamente associate al femminile), cioè quella del reverendo Lyle. Credo davvero che l'autore con questi personaggi abbia voluto suggerirci qualcosa.

La prosa di Haruf è delicata quanto l'amore e le attenzioni che circondano Dad negli ultimi giorni della sua vita. Non scade mai in una retorica che con argomenti del genere sarebbe stato fin troppo semplice toccare, ma con la sua trasparenza, con il suo andamento essenziale, icastico,  va al cuore pulsante e reale dell'esperienza umana, non tralasciando nulla. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, diceva il poeta latino Terenzio già più di duemila anni fa. E avrebbe rappresentato un perfetta epigrafe di questo libro.
Dad è uno sconfitto. Anche chi lo circonda lo è. Tutti gli uomini in un certo senso lo sono. Ma ciò che più conta è la nostra capacità di trovare comunque una fetta di gioia: nei gesti amorevoli di una moglie, nelle parole sagge di un pastore, in un bagno fresco, nel ritorno a casa, da chi la ama, di una ragazzina, nella vista delle infinite possibilità della pianura, dalla propria finestra.


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6 commenti

  1. Hai usato delle parole bellissime e la tua recensione rispecchia alla perfezione la magia e la semplicità di questo libro.
    Haruf è stato davvero un grande narratore, sono felice che a noi lettori italiani ci sia stata data la possibilità di poterlo leggere.

    Claudia

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    1. Grazie mille Claudia :) Eh sì, è davvero splendido scoprire queste realtà letterarie altrimenti sconosciute. Ci rivediamo ad Holt per Canto della pianura!

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  2. Non è interessante che oggi ci piacciono tanto queste storie di uomini così normali, a volte ai limiti della banalità? Storie che in altri tempi non sarebbero state neanche considerate, forse, o addirittura sconsigliate perché i protagonisti non sono brillanti modelli da prendere ad esempio. Il Commesso non l'ho letto, ma Stoner è senz'altro tra le letture più belle degli ultimi anni. Anche a me piace molto la "letteratura di sottrazione", che con tanta semplicità riesce a centrare il bersaglio.
    E con questa, devo segnarmi un altro libro alla wl.

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  3. Se hai amato Stoner, segnati assolutamente anche questo :) Credo di amare tanta semplicità perché trovo ancora più magico la potenza con cui un autore partendo dal nulla (o comunque dall'ordinario) riesca a ricreare un intero universo, e non solo, ma anche a guardare più in là di chiunque altro.

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  4. Mi ha incuriosito molto il libro e dopo il tuo approfondimento sono certa che si tratta di una grande lettura! (Equivale a: lo leggerò :D)
    La sola osservazione che faccio è alla CE: perché pubblicare prima l'ultimo volume della trilogia (ho letto le motivazioni nella lettera aperta ai lettori sul sito e ok... resta comunque una scelta editoriale che mi convince poco)? o.O
    Ciao Penny a presto ^_^

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  5. Felice di averti spinta a questa lettura che sono certa non ti deluderà! Effettivamente la domanda che ti poni ha non poco incuriosito anche me. C'è da dire che parliamo di una trilogia in senso molto lato, visto che ciò che accomuna i tre libri è soltanto l'ambientazione. Magari lo scopriremo alla fine di tutte le letture :D

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