Powered by Blogger.

The circle (2017)

by - 11:59


Alla fine ieri sera sono andata a vedere The circle, il nuovo film di James Ponsoldt interpretato da Emma Watson e Tom Hanks, senza passare prima dalla lettura dell'omonimo libro di Dave Eggers (Mondadori, 15€). Non avevo altissime aspettative, diversamente avrei prima letto il romanzo, ma ero abbastanza curiosa, e sicuramente la presenza di Emma Watson ha alimentato questo sentimento.

Al centro della storia troviamo proprio la giovane eroina di Harry Potter, nei panni di Mae Holland, una ragazza le cui aspirazioni sono frustrate da un lavoro decisamente mediocre. Mae inoltre ha due amorevoli genitori, che non navigano certamente nell'oro. Fin qui niente di eccessivamente tragico se non fosse che il padre soffre in più di sclerosi multipla e non può permettersi i costosi trattamenti di cui avrebbe bisogno. 
La svolta arriva quando un'amica della ragazza, Annie (Karen Gillan), riesce a farle ottenere un colloquio presso l'azienda in cui lavora: appunto la famigerata The Circle, un'azienda tecnologico-informatica, particolarmente impegnata sul piano dei social network.
Con ammiccamenti vari ed eventuali alla struttura di realtà lavorative come Google (penso al "campus" lavorativo in cui gli impiegati possono godere di ogni possibile welfare, dall'asilo aziendale, alla palestra fino all'ospedale) e Apple (con la figura di un capo carismatico che ammalia tutti durante la presentazione di nuovi prodotti), The Circle si svela presto per ciò che è: un'azienda i cui interessi vanno decisamente oltre il mero aspetto ludico-comunicativo dei social network, ed è volta a trasformare ogni individuo in un utente perfettamente trasparente, che vive solo attraverso ciò che condivide con gli altri e della popolarità che conseguentemente guadagna. «Perchè conoscere è un bene... ma sapere tutto è meglio!», è questo lo slogan che Tom Hanks, nei panni di uno dei CEO della compagnia, Eamon Bailey, spesso pronuncia.

Se ci pensiamo si tratta solo di una manifestazione esplicita degli intenti che, volenti o nolenti stanno alla base di ogni social network. Ma le aspirazioni di The Circle non si fermano certo qui. La volontà di trasparenza è alla base di ogni rapporto umano, soprattutto di quello più contraddittorio e complesso possibile: il rapporto politico. E allora perché non pretendere che ogni uomo politico metta a disposizione ogni email, ogni telefonata, ogni conversazione del suo agire quotidiano? E perché non legare addirittura la possibilità di voto al proprio account The Circle, ottimizzando e garantendo così i servizi?
Insomma, ce n'è di ragioni per incappare nella falla patinata di questo mondo, e anche la stessa Mae si ritrova a correre inconsapevolmente su questa pericolosissima china.

Emma Watson in una scena dal film.

Tom Hanks nei panni di Eamon Bailey.
Maglia nera, aspetto casual e vagamente trasandato. Vi ricorda qualcuno?
Dunque le basi su cui poggia questo film sono estremamente promettenti per garantire un thriller distopico di alto interesse. Però devo ammettere che si ha continuamente la sensazione di una certa superficialità o di potenziale inespresso, soprattutto quando si passa alla seconda parte della pellicola che tende ad essere incredibilmente sbrigativa. 
Non posso fare a meno di pensare che purtroppo questo film soffre della competizione con un fratello maggiore, visivamente parlando: Black Mirror. Chi meglio di questa serie televisiva ha saputo raccontarci il rapporto distorto e inquietante che stiamo costruendo con la nostra stessa tecnologia e i nostri mezzi di comunicazione? Lì le tinte fosche sono pesanti come un macigno, e soprattutto tutti i personaggi sono immediatamente e irrimediabilmente coinvolti nei torbidi meccanismi. In The Circle si ha invece l'impressione di una favoletta, con la morale della ragazza semplice che viene inconsapevolmente corrotta per poi redimersi e ritrovare la propria dimensione (ed Emma Watson per queste personaggi "bidimensionali" è davvero perfetta, ma non può andar oltre). 
Potrà mai essere così facile?
Inoltre, credo che il film soffra in qualche maniera anche di una certa intrinseca vecchiaia. Lo so che sembrerà assurdo, ma ricordiamo che il libro omonimo di Dave Eggers è uscito nel 2013. Tecnologicamente parlando si tratta di una vera eternità. E se il genio dell'autore sta nell'aver intuito la piega che stava prendendo la realtà comunicativo-tecnologica, tuttavia proprio il fatto che alcune sue intuizioni si siano immediatamente avverate (anche se non del tutto) le rende meno efficaci agli occhi dello spettatore: penso ad esempio alla pretesa di trasparenza nei confronti delle azioni comunicative dei politici (hello grillini!), o all'idea di trasmettere visivamente in diretta la propria vita, con strumenti a dir poco comuni ed accessibili, a spettatori di tutto il mondo liberi di commentarla e di sentirsi lì presenti (hello Snapchat e Instagram Stories!). Per quanto tutto ciò possa non piacerci non lo troviamo inquietante, almeno non ancora, anzi fa quasi parte della nostra quotidianità. 
Volete mettere l'inquietudine che vi dà Black Mirror, con l'idea di un mondo in cui per accedere ai servizi più basilari dovete curare la vostra popolarità sui social? Ecco, un poco di sano e perfettamente concepibile estremismo a volte non guasta affatto. 

You May Also Like

2 commenti

  1. Il romanzo mi ispira moltissimo, il film per nulla.
    Potrei darmi al recupero e, per il momento, saltare la trasposizione.
    Con una Emma Watson che, al solito, pare un pesce fuor d'acqua.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda a questo punto sarei curiosa anche io di leggerlo per capire se questo "piattume" è dovuto solo al film o anche al libro. Sulla Watson, per quanto io l'adori come personaggio pubblico, mi trovo a dover concordare con te... Giusto nella Bella e la Bestia non risultava inadeguata :D

      Elimina