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«E vissero per sempre felici e contenti» ovvero i 10 migliori explicit che abbia letto.

by - 09:07

Un bel po' di tempo fa dalle pagine di questo blog abbiamo discusso di incipit. Abbiamo analizzato l'importanza di un incipit in quanto catalizzatore dell'attenzione e dell'interesse del lettore, in quanto porta di un'opera letteraria, in grado già di per sé di suscitare giudizi sull'intero volume: praticamente dunque il peggiore cruccio di ogni scrittore. In quell'occasione inoltre avevo scelto per voi i dieci migliori incipit che mi sia mai capitato di leggere: da Marquez a Tabucchi, da Calvino a Salinger le mie scelte sono state piuttosto composite, dettate più da uno slancio di fascino emotivo che non da sottili considerazioni letterarie. Se volete approfondire qui trovate tutte e dieci le mie scelte.
Sempre in quella occasione per altro avevo annunciato il mio proposito di parlarvi, di contralto, dei dieci migliori explicit che mi sia mai capitato di leggere. 
Ci ho ragionato a lungo (ok, non così a lungo, nel frattempo mi sono fatta prendere dall'estro di altri tipi di articoli) e sono arrivata alla conclusione che non è poi così semplice parlare di explicit. Esso non è altro che la chiusura, il finale di un'opera: ma sono convinta che nel suo divenire il finale di un romanzo non lo si possa ascrivere semplicemente all'ultimo paragrafo. 


La cosa è più complessa, le fila che per centinaia di pagine sono state spiegate devono adesso essere tirate (o anche no, per carità, molti sono quelli che optano per finali aperti): pertanto un explicit può essere rappresentato da diverse pagine, da un intero capitolo, o perché no, da diversi capitoli. Insomma, il confine è labile, e se possibile la sua realizzazione ancora più difficile di quanto lo possa essere per un incipit. 
Questa premessa la faccio per dirvi pertanto che in questa sede, per motivi di ovvia economicità di spazio, ho deciso di mostrarvi gli explicit che, a mio giudizio, condensano il meglio di sé in uno o tuttalpiù due paragrafi, riservandomi dunque diverse possibilità di scelta se mai ci ritroveremo a fare una chiacchierata più ampia sulla chiusura delle opere letterarie. Vedrete che alcune scelte collimano con quelle già fatte nel precedente articolo riguardante gli incipit, ma per la maggior parte c'è una certa varietà, a dimostrazione dunque di come nessun opera possa definirsi perfettamente compiuta dall'inizio fino alla fine, pur mantenendo il suo altissimo valore letterario.
Iniziamo, in ordine inverso di preferenza. Ah, e ovviamente occhio agli spoiler!

#10
Se una notte di inverno un viaggiatore - Italo Calvino (1979)

Ora siete marito e moglie, Lettore e Lettrice. Un grande letto matrimoniale accoglie le vostre letture parallele.
Ludmilla chiude il suo libro, spegne la sua luce, abbandona il capo sul guanciale, dice: - Spegni anche tu. Non sei stanco di leggere?
E tu: - Ancora un momento. Sto per finire Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino.






#9
Il nome della rosa - Umberto Eco (1980)

Mi inoltrerò presto in questo deserto amplissimo, perfettamente piano e incommensurabile, in cui il cuore veramente pio soccombe beato. Sprofonderò nella tenebra divina, in un silenzio muto e in una unione ineffabile, e in questo sprofondarsi andrà perduta ogni eguaglianza e ogni diseguaglianza, e in quell'abisso il mio spirito perderà se stesso, e non conoscerà né l'uguale, né il disuguale, né altro: e saranno dimenticate tutte le differenze, sarò nel fondamento semplice, nel deserto silenzioso dove mai si vide diversità, nell'intimo dove nessuno si trova nel proprio luogo. Cadrò nella divinità silenziosa e disabitata dove non c'è opera né immagine.
Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura non so per chi, non so più intorno a cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. 



#8
Delitto e Castigo - Fëdor Dostoevskij (1866)

Ella pure tutto quel giorno fu agitata e la notte anzi tornò a star male. Ma a tal punto era felice, a tal punto inaspettatamente felice, che quasi ne ebbe paura. Sette anni, solo sette anni! Al principio della loro felicità, in certi istanti, eran pronti tutti e due a considerare quei sette anni come sette giorni. Egli ignorava persino che la nuova vita non gli si concedeva per nulla, che bisognava ancora acquistarla a caro prezzo, pagarla con una grande opera nell'avvenire. Ma qui già comincia una nuova storia, la storia del graduale rinnovarsi di un uomo, la storia della sua graduale rigenerazione, del suo graduale passaggio da un mondo in un altro, dei suoi progressi nella conoscenza di una nuova realtà, fino allora completamente ignota. 
Questo potrebbe formare argomento di un nuovo racconto; ma il nostro racconto odierno è finito.



#7
Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald (1925)

E mentre sedevo là a riflettere sul vecchio mondo sconosciuto, pensai alla meraviglia di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde sul molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per arrivare a questo prato azzurro, e il suo sogno gli doveva essere sembrato così vicino da non potergli sfuggire. Non sapeva che l'aveva già alle spalle, da qualche parte nella vasta oscurità oltre la città, dove i campi bui della repubblica si stendevano nella notte.
Gatsby credeva nella luce verde, al futuro orgiastico che anno dopo anno indietreggia di fronte a noi. Ci è sfuggito allora, ma non importa - domani correremo più forte, allungheremo ancora di più le braccia... E una bella mattina...
Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.



#6
Sulla strada - Jack Kerouac (1957)

E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un'unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell'ora nell'Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell'arrivo della notte fonda che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty.


#5
1984 - George Orwell (1949)

Ora era di nuovo al Ministero dell'Amore. Tutto gli era stato perdonato, e la sua anima aveva la purezza della neve. Si trovava al banco degli imputati, a confessare tutto, a coinvolgere tutti. Seguito da una guardia armata, camminava lungo il corridoio piastrellato di bianco, ma aveva l'impressione di camminare nella luce del giorno. Il proiettile tanto atteso gli si stava finalmente piantando nel cervello.
Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant'anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.



#4
La coscienza di Zeno - Italo Svevo (1923)

Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.




#3
Il gattopardo - Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1958)



Continuò a non sentir niente: il vuoto interiore era completo; soltanto dal mucchietto di pelliccia esalava una nebbia di malessere. Questa era la pena di oggi: financo il povero Benedicò insinuava ricordi amari. Suonò il campanello. «Annetta» disse «questo cane è diventato davvero troppo tarlato e polveroso. Portatelo via, buttatelo».
Mentre la carcassa veniva trascinata via, gli occhi di vetro la fissarono con l'umile rimprovero delle cose che si scartano, che si vogliono annullare. Pochi minuti dopo quel che rimaneva di Benedicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.


#2
Il vangelo secondo Gesù Cristo - José Saramago (1991)


Gesù muore, muore, e quando la vita comincia ad abbandonarlo, all'improvviso, il cielo sopra il suo capo si spalanca e appare Dio, vestito come sulla barca, e la sua voce risuona per tutta la terra, Tu sei il mio diletto figlio, in te ho riposto la mia gratificazione. Allora Gesù capì di essere stato portato all'inganno come si conduce l'agnello al sacrificio, che la sua vita era destinata a questa morte, fin dal principio e, ripensando al fiume di sangue e di sofferenza che sarebbe nato spargendosi per tutta la terra, esclamò rivolto al cielo, dove Dio sorrideva, Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto. Poi, a poco a poco, si spense in un sogno, si trovava a Nazaret e sentiva il padre che, facendo spallucce anch'egli e sorridendo, gli diceva, Né io posso farti tutte le domande, né tu puoi darmi tutte le risposte. Quando aveva ancora un barlume di vita, sentì che una spugna imbevuta di acqua e aceto gli sfiorava le labbra, e allora, guardando verso il basso, scorse un uomo allontanarsi con un secchio e una canna in spalla. Ma non riuscì a vedere, lì per terra, la scodella nera dentro cui gocciolava il suo sangue.


#1
Furore - John Steinbeck (1939)

Per qualche istante Rose of Sharon rimase seduta immobile nel fienile pieno di fruscii. Poi si alzò in piedi a fatica e si strinse la coltre intorno al corpo. Avanzò lentamente verso l'angolo e si fermò davanti all'uomo, guardando il suo volto devastato, i suoi grandi occhi spauriti. Poi lentamente gli si sdraiò accanto. L'uomo scosse lentamente la testa. Rose of Sharon scostò un lembo della coltre e si denudò il seno. «Devi», disse. Gli si strinse addosso e gli avvicinò la testa. «Così!» disse. «Così». La sua mano scese sulla nuca dell'uomo e la sorresse. Le sue dita gli accarezzarono dolcemente i capelli. Poi alzò lo sguardo verso il fondo del fienile, e le sue labbra si unirono per un sorriso misterioso.



Ancor più della scorsa volta, sono state delle scelte decisamente difficili. Sono dovuta andare a ripescare memorie e pagine dagli scaffali della mia libreria. Solo un libro avevo bene in mente, e già nella posizione definitiva: Furore il cui finale, come l'intero libro, ai tempi mi stravolse. Forse non si comprende in tutta la sua pienezza dall'ultimo paragrafo che ho riportato, ma ricordo che proprio queste ultime parole le ho lette con un misto di stupore, commozione, e amore per un'esperienza che si stava concludendo.
Come sempre attendo le vostre impressioni, tanti sono libri che non sono stati inclusi in questa lista, e sono sicura che me ne farete conoscere di nuovi!

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13 commenti

  1. Quattro dei dieci explicit non li ho letti in quanto non ho ancora letto i romanzi da cui sono stati tratti (ma ho fatto e sto facendo molta fatica a trattenermi! ^___^)
    L'explixit numero 10, Italo Calvino "Se una notte d'inverno un viaggiatore", l'ho letto da non più di un paio di settimane; gli altri cinque explicit fanno parte di romanzi che ho letto alcuni anni fa, ma che mi sono rimasti nel cuore ("1984", "Il nome della rosa", "Sulla strada"...).
    Questo tuo bell'articolo mi ha fatto capire una cosa importante ossia che non mi soffermo mai abbastanza sulla fine di un libro, sul suo explicit, tant'è che a parte quello di "1984" - romanzo che ho letto diverse volte - gli altri mi erano come estranei, come se non li avessi mai letti. Credo che questo dipenda un po' dal mio "dolore" nel finire di leggere un libro che mi è piaciuto, un po' come se l'explicit fosse l'addio definitivo e quindi io tentassi di esorcizzarlo :)
    Rinnovo i complimenti per il blog, che seguo sempre.
    Un caro saluto.

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    1. Grazie mille per i tuoi complimenti Orlando :) Il finale di 1984 è memorabile, ricordo di averlo letto tutto d'un fiato ai tempi, con un misto di stupore e sconcerto, e di aver sentito poi la necessità di rileggerlo (faccio parte di quella carrellata di ingenui che fino all'ultimo momento speravano nel meglio...) Hai ragione comunque, non ci soffermiamo mai del tutto sugli explicit dei libri, io stessa infatti ho avuto difficoltà a rintracciarli nella mia memoria (cosa che invece non mi era accaduta nel caso degli incipit): sarà la natura un po' sfuggevole e non del tutto definito del finale di un libro, sarà come dici tu il carico emotivo che gli associamo. Un abbraccio a te!

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  2. Bella carrellata. Mi è sempre piaciuto molto quello del Gattopardo. Struggente.

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    1. Il finale del Gattopardo è straordinario: condensa in poche righe (o meglio nell'intero capitolo finale) tutto il senso, anzi tutto il non-senso che la Storia trasmette. Personalmente poi ho un particolare legame affettivo poi nei confronti di questo libro e del film che ne è stato tratto.

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    2. Sì, davvero una storia fantastica, bello il film, memorabile il libro.

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  3. Sarò banale, ma non posso non citare il finale dantesco all'insegna delle stelle, anche se amo molto più quello del Purgatorio che quello del Paradiso. E sarà altrettanto ridondante che richiami Pirandello e il finale di Uno, nessuno e centomila, solo per citare i primi che mi vengono in mente. A Saramago e a Svevo hai già pensato tu! :)

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  4. Volevo inserire anche io Dante!!! Le ultime terzine del Paradiso appunto, ma alla fine ho optato solo per la prosa. Siamo banali in due pertanto :P

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  5. Quelli di Fitzgerald e Kerouac sono tra i miei preferiti, che mi hanno più emozionato.

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    1. Devo dire la verità, io non ho amato particolarmente entrambi i romanzi. Mi sono piaciuti sì, ma non hanno suscitato in me sentimenti viscerali. Eppure i loro finali valgono molto più di vari e vari romanzi nella loro interezza!

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  6. Quello di Saramago è piaciuto moltissimo anche a me, mi ha lasciata di stucco (pressoché tutto il libro lo ha fatto, ma la fine di più).
    Quando l'ho terminato sono rimasta un quarto d'ora a rimuginare, è uno dei miei finali preferiti assieme a quello del Giovane Holden!

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  7. Verissimo, anche io quando l'ho letto sono rimasta travolta, attonita. Il vangelo secondo Gesù Cristo è in assoluto il mio preferito di Saramago!

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  8. Sono tutti bellissimi *__* Per assurdo io mi affeziono molto di più ai finali, tutti i finali XD Anche quelli di solito odiati perché aperti!
    Ne cito uno, tratto da una lettura incredibile fatta l'anno scorso:
    Jegor era in grave pericolo, ma, allo stesso tempo, in qualche modo guarito. Era fiero di lui, di quel figlio ritrovato che tornava a casa. Teresa era al suo fianco, pallida e tremante. «Calma e concentrazione» le raccomandò e prese il bisturi che il professor Halevy gli aveva donato quando aveva smesso di esercitare, e che gli aveva portato tanta fortuna per tutta la sua lunga carriera. La sua mano era ferma e sicura. Nel silenzio della notte si udivano gli zoccoli di un cavallo che colpivano il selciato, accompagnati dalla voce roca e familiare del lattaio. «Ho! Mary, ho!...».
    I primi raggi dell'alba trafiggevano la fitta nebbia, illuminando le finestre con la luce livida del sole nascente.

    da La famiglia Karnowski di I.J. Singer.

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  9. Questo libro è nella mia wish list da tempo immemore... Devo assolutamente rimediare!

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