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Travestirsi, trasformarsi, rinnovarsi: breve storia del giallo italiano

by - 09:35

Quando frequentavo l'università (sob!) uno dei miei docenti soleva sempre ripetere una  massima: il romanzo è il genere metamorfico per eccellenza. Sì perché il romanzo (e per metonimia diremmo tutta la letteratura) è in grado di cambiar continuamente forma, di inseguire la realtà in uno sforzo mimetico, ma anche, perché no, di farsi inseguire dalla realtà in uno sforzo mimetico. Insomma, il romanzo si trasforma, sempre. 
E questa massima la si può facilmente applicare a tutta la vasta gamma di sottogeneri in cui esso si articola. Soprattutto, e così finalmente arriviamo al cuore di questo nostro articolo, un sottogenere del romanzo ha mostrato sin dalla sua nascita una varietà e una vitalità incredibile, sapendosi facilmente adattare a un pubblico popolare ma anche ad un pubblico più colto, modificando le sue atmosfere con il modificarsi dei tempi: stiamo parlando del genere giallo
Consideriamo i vari Sherlock Holmes, Poirot, Montalbano, Nero Wolfe, Delitti del Bar Lume, che anche il cinema e la televisione hanno recentemente contribuito a far spopolare tra il grande pubblico; vi viene in mente un genere letterario più vitale? Proprio la sua qualità metamorfica inoltre contribuisce a renderlo uno strumento di indagine interessantissimo per misurare il clima e le tendenze di un'epoca. 
Ma come nasce? E come si sviluppa nel nostro paese? 

Più o meno tutti ormai conosciamo i grandi capostipiti europei di questo genere letterario, che senza entrare noiosamente in questioni genealogiche più o meno complesse, possiamo ricondurre a due grandi (e diversissimi) autori ottocenteschi:Edgar Allan Poe da un lato, e Sir Arthur Conan Doyle dall'alto. Entrambi difatti danno vita a due personaggi destinati a diventare canonici in fatto di investigazioni: Auguste Dupin e ovviamente Sherlock Holmes. Due investigatori che facevano del razionalismo e del positivismo di fine Ottocento il proprio mantra, in grado di risolvere i più disparati delitti esclusivamente grazie all'uso della propria intelligenza. È con loro che si inaugura la vera e propria epoca d'oro di questo genere, e figli di questi grandissimi investigatori continueranno a nascere fino alla prima metà del Novecento: Hercule Poirot, Miss Marple, Sam Spade, Nero Wolfe, e chi più ne ha più ne metta. Il successo di questi personaggi e dei loro autori è strabiliante, contribuendo a rendere il genere giallo un vero e proprio genere "pop", nel senso originario del suo termine, cioè appunto popolare, riprendendo soprattutto dai romanzi d'appendice ottocenteschi l'elemento della suspense. Inoltre, a partire dagli anni venti e fino alla crisi del '29, il giallo inizia a nutrirsi anche delle atmosfere decadenti che animavano la vita sociale e culturale europea e americana, dando vita al vero e proprio noir e al cosiddetto hard boiled: i delitti si fanno sempre più efferati, le passioni dei personaggi sempre più evidenti, e la caratterizzazione psicologica dei malfattori sempre più definita e contorta. 

Ma cosa accade intanto in Italia? Come al solito il nostro Paese è al contempo indietro sulle novità letterarie d'oltralpe, ma anche in grado di cavalcarle con grande maestria. È così, ad esempio, che in questo periodo non si annoverano grandi giallisti italiani (l'unico forse da menzionare sarebbe Augusto De Angelis), ma al medesimo tempo, è presente un grande editore e imprenditore destinato a scrivere la storia del giallo del Bel Paese. Stiamo parlando di Arnoldo Mondadori, che a dieci anni dalla fondazione della sua casa editrice, nel 1929 inaugura la collana I Libri Gialli. Non tutti lo sapranno, ma la denominazione di questo genere nel nostro Paese deriva proprio da questa collana, e non conosce difatti un corrispettivo nelle altre lingue straniere. I Libri Gialli sono difatti dei libri di formato standard, economici (nel 1929 il prezzo era di 5 lire, ma ben presto se ne affiancò un'altra collana ancora più economica, il cui prezzo oscillava tra le 2 e le 3 lire) e ovviamente caratterizzati dalla copertina a fondo giallo. Non si sa esattamente da cosa derivasse la scelta di questo colore, fatto sta che esso e i libri che rappresentava andarono incontro ad un enorme successo di pubblico: la cadenza della collana si fece sempre più frequente, la tiratura sempre più alta. Arnoldo Mondadori inoltre affiancava ad una scelta evidentemente popolare anche una grandissima attenzione alla qualità dei testi scelti; è così che tutti i più grandi autori europei ed americani del genere vennero introdotti in Italia: Conan Doyle, Agata Christie, Raymond Chandler, Ellery Queen, e last but not least, un esordiente George Simenon. In Francia difatti Simenon stava nel frattempo stravolgendo i canoni del giallo, grazie al suo imperituro Maigret: gli ambienti da aristocratici divenivano popolari, i delinquenti lungi dall'essere dei geni del crimine diventavano uomini senza arte né parte, incarnando la vera e propria «banalità del male», e soprattutto anche lo scioglimento del delitto nasconde in sé qualcosa di amaro ben lontano dal trionfo dell'intelligenza e della capacità umana. È un vero e proprio exploit quello dei Libri Gialli. Fermato però ben presto dal regime fascista, che da un lato non vedeva di buon occhio l'importazione di autori stranieri in Italia, ma soprattutto non tollerava questa spettacolarizzazione del crimine e del "disordine pubblico" non compatibile con l'ordine e la disciplina fascista. Così, nel 1941 la collana è costretta chiudere i battenti. Riprenderà nel 1946, trasformandosi poi nei Gialli Mondadori che caratterizzano ancora il catalogo di questa casa editrice.

Scena tratta dal film Un maledetto imbroglio
basato sul romanzo di Carlo Emilio Gadda.
Il giallo, dunque, come possiamo vedere muta: cade la fiducia incondizionata nella razionalità umana e la cupezza della guerra e del dopoguerra, e la sfiducia nell'agire umano inizia a diffondersi anche in questo genere. Le atmosfere psicologiche si fanno sempre più sottili e profonde. In Italia il regime fascista blocca nel frattempo qualsivoglia sviluppo letterario di questo genere. Sarà il dopoguerra allora a costituire, ancora una volta un momento di svolta, uno spettro difatti aleggia sul giallo: in Italia quello di Carlo Emilio Gadda, in Germania quello di Friedrich Dürrenmatt. Entrambi infatti con le loro opere sconvolgono totalmente gli assetti del genere. Gadda con il suo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana arriva a scardinare totalmente i canoni del giallo (sia di matrice razionalista sia di matrice psicologica): le piste che  il Capitan Ingravallo si accanisce a seguire non conducono mai da nessuna parte, mentre i dati risolutivi vengono scoperti per caso, e spesso ignorati; la conclusione del mistero è possibilmente più fosca e inquietante del mistero in sé, portando inconsciamente Ingravallo ad allontanarla; ogni cosa si fa intrico, confusione, in una parola pastiche. La realtà è troppo ingarbugliata per essere affidata a strumenti di risoluzione umana, l'uomo è troppo invischiato nel male per poter tirarsene fuori. Dürrenmatt dall'altro lato non è da meno con il suo La promessa - Un requiem per il romanzo giallo: la verità che lui ci racconta in questo testo è così raccapricciante, e l'incapacità umana così acuta da condurre essenzialmente alla follia. L'autore tedesco è l'autore dissacrante per eccellenza, e non risparmia neanche un genere così popolare. Mentre il giallo "canonico" difatti continua a far perdurare la proprio popolarità presso il grande pubblico, la Letteratura lo piega alle proprie necessità. 


Leonardo Sciascia.
Irrompe allora a questo punto sulla scena letteraria italiana il grandissimo Leonardo Sciascia, il cui magistero tormenta ancora molti scrittori e intellettuali. Tra i tanti generi letterari da lui sperimentati (e certamente anche trasformati) vi è difatti anche il nostro: il giallo. Romanzi come Il giorno della civetta, Il contesto, Todo Modo, A ciascuno il suo, appartengono pienamente a questo genere letterario per stravolgerne, ancora un volta, le caratteristiche: coloro che investigano, che tentano di portare alla luce la verità, vengono continuamente ostacolati da un sistema chiuso e corrotto; anche quando la verità viene a galla i colpevoli (i veri colpevoli) restano impunti; il crimine accomuna ogni realtà di potere, lo Stato, la Chiesa, la Mafia e soprattutto l'intera l'Italia. Insomma non c'è alcuna speranza per l'intelligenza, per l'onestà, per il bene, anche quando le vicende misteriose sono così semplici da esser sotto gli occhi di tutti. Cosa fa allora Sciascia di questo genere letterario? Lo piega alla propria necessità di denuncia della democrazia italiana, alla necessità politica di essere un intellettuale e dunque un testimone. Siamo nell'Italia dello stragismo, dei golpe, del regno della Democrazia Cristiana; gli anni in cui la parola mafia non la si osava ancora pronunciare. E solo una mente immensa come quella di Sciascia era in grado di raccontare tutto questo, grazie alla fiducia illuministica che egli possedeva nell'analizzare le vicende umane: fiducia che però nulla può di fronte alla realtà fosca che la circonda. A lui dunque spetta il merito di aver riformato un genere mescolandolo spesso anche con le forme del pamphlet d'indagine, come nel caso de L'affaire Moro e La scomparsa di Majorana.

Dagli '80 ad oggi la crescita del genere in Italia è allora inarrestabile, oscillando tra questa grande tradizione d'autore italiana e la sua più evidente vocazione pop. Attraverso Il Nome della Rosa di Umberto Eco, che in quanto pieno prodotto letterario postmoderno fa della commistione dei generi il suo mantra (romanzo storico, giallo, trattato filosofico e semiotico convivono in un'unica opera), passiamo al grande successo di autori come Carlo Lucarelli (che probabilmente riprende da Sciascia l'aggancio alla realtà storica dei suoi scritti) a Gianrico Carofiglio, Giorgio Faletti, Massimo Carlotto, Loriano Machiavelli, e ovviamente (chi se non lui?) Andrea Camilleri, il cui merito consiste anche nell'aver ancorato i suoi personaggi ad una precisa realtà non soltanto storica, ma anche geografica, permettendo però al contempo all'intero pubblico italiano di riconoscersi in essa.  Ciò che caratterizza il Commissario Montalbano in particolare è difatti la sua estrema lontananza dai due estremi del giallo canonico, che vedeva da un lato, sul versante inglese, l'investigatore come un uomo infallibile, superiore ai problemucci dei comuni mortali (mentre Montalbano tra vizi sentimentali e mangerecci ne ha ben donde) e dall'altro lato le cupe atmosfere dello psicologismo francese. È un nuovo modo di scrivere in giallo, intriso di ironia e forse tipicamente italiano, se pensiamo anche alla fortunata saga dei Delitti del Bar Lume di Marco Malvaldi, in grado di parlare davvero a tutti, persino agli acquirenti di Topolino.


Quello che è certo è che sebbene la giallistica d'autore sia stata soppiantata da ibridi più pop soprattutto sul versante del poliziesco e del thriller (si pensi agli ormai innumerevoli gialli svedesi e al famosissimo Stieg Larsson), esso rappresenta uno dei generi di intrattenimento più vitali e dunque al contempo più interessanti del panorama letterario globale, in grado di raccontarci e di presagirci molto di ciò che siamo. Al solito, però, la critica accademica del nostro paese sembra totalmente disinteressarsene.

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2 commenti

  1. Complimenti per questo interessante excursus, leggero e ricco di consigli di lettura al tempo stesso! Non sono una gran lettrice di gialli, anzi, posso dire che proprio questo, assieme alla fantascienza, sia il genere da cui mi tengo più lontana, anche se ho beneficiato della piacevolissima eccezione di Malvaldi. Vedremo se in futuro metterò in atto una svolta in direzione di questa tipologia narrativa...

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    1. Grazie mille :) Io per un certo periodo sono stata in fissa con il giallo più "canonico", Agata Christie, Conan Doyle per intenderci, mentre Maigret non mi ha mai fatto particolarmente impazzire! È un genere che, se condotto con maestria, può essere davvero interessante. Purtroppo ultimamente devo ammettere che ci si cimentano un po' tutti, proprio perché traina parecchio, e non sempre i risultati sono eccelsi!

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