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1. Donna Franca Florio - Palermo e la Belle Époque

by - 09:59


Affresco di Ettore Maria Bergler per Villa Igiea.
Nel totale smembramento geografico che ha caratterizzato la Storia del nostro Paese, da sempre un ruolo predominante è stato assunto da grandi famiglie, o addirittura casate, che hanno contribuito, laddove ogni altro potere era inesistente impossibile, a determinare la vita sociale, culturale, economica, politica di un territorio. 
Ne abbiamo di esempi nobiliari nel passato più glorioso della nostra Storia, dai Medici agli Estensi, ma ne abbiamo altrettanti esempi tra la borghesia imprenditoriale ottocentesca, soprattutto nel delicato passaggio verso l'Unità d'Italia, in cui era necessario costruire praticamente da zero un'economia nazionale.

È proprio in questa prospettiva che si colloca la famiglia Florio
Originario della Calabria, il capostipite Paolo Florio giunse a Palermo sulla fine del '700, quando nel cuore pulsante della città, in Via Materassai, luogo strategicamente vicino al porto, nasce la ditta Paolo Florio e Compagno, una delle più importanti drogherie del capoluogo siciliano.  Sarà questa la base commerciale su cui si innesterà ben presto l'erede, Vincenzo Florio (1799-1868), uomo dalla geniale invettiva imprenditoriale, il quale amplierà a dismisura gli interessi della famiglia, dando vita a grosse compagnie di navigazione, alla Fonderia Oretea, una fabbrica metallurgica oggi non più esistente, all'industria vinicola di Marsala (il liquore omonimo è tutt'oggi uno dei più importanti prodotti agro-alimentari dell'isola), all'allevamento e al commercio del tonno presso l'isola di Favignana, alla Chimica Arenella, fabbrica di prodotti chimici disastrosamente dismessa più di cento anni dopo, nel 1987.
Ma è con il suo successore, Ignazio Florio Senior (1838-1891) che Casa Florio diventa una delle realtà economiche più cospicue del Paese. Siamo all'indomani dell'Unità d'Italia, e Ignazio Senior fonda insieme all'industriale Raffaele Rubattino di Genova la Navigazione Generale Italiana, ottenendo dal governo la gestione delle principali linee marittime italiane; ma è soprattutto sul commercio del tonno che punta la proprie energie, acquistando l'isola di Favignana e l'intero arcipelago delle Egadi, promuovendone enormemente il commercio. Non per nulla, ieri come oggi, a Favignana, tra gli abitanti locali, esiste una sorta di culto per la famiglia Florio. 
Si giunge così con la morte di Ignazio Senior, nel 1891, alla quarta generazione della casata, quella che ci interessa principalmente per l'argomento di cui parleremo con Ignazio Junior (1869-1957). Il secolo volge quasi al termine, e con esso si apre però quel breve periodo storico noto come Belle Époque, in cui ogni possibile futuro appariva roseo: protagonisti nel suo splendore palermitano furono appunto Ignazio Florio Junior e la moglie Donna Franca Florio. Ai loro nomi è legato un ulteriore momento di splendore della casata, ma soprattutto dell'intera città: la costruzione del Cantiere Navale di Palermo, la fondazione del giornale L'Ora (chiuso nel 1992), l'avvio della Ceramica Florio, la costituzione del Consorzio Agrario Siciliano e della Anglo Sicilian Sulphur Company, nonché la costruzione di meravigliosi edifici dell'arte Liberty, sotto le vestigia dell'architetto Basile e dei preziosi arredi Ducrot. E accanto a tutto ciò favorirono uno straordinario mecenatismo, insieme al fratello minore di Ignazio, Vincenzo Florio, promotore della Primavera Siciliana, e soprattutto della Targa Florio, la più importante gara automobilistica italiana, che tutt'oggi continua ad essere disputata. Non si può non riconoscere l'ambizione che muoveva Ignazio Florio Junior, ma al contempo è giusto constatare anche la spregiudicatezza con cui condusse affari che poi si rivelarono pericolosi, ma soprattutto l'ostentazione e la lassezza con cui si abbandonò, insieme alla famiglia, ad una vita di lussi eccessivi, destinati a portare alla fine della casata.


  • DONNA FRANCA FLORIO
Nata il 27 dicembre del 1873, Franca Florio era l'unica figlia femmina del barone Pietro Jacona di San Giuliano e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, famiglia discendente dai grandi viceré spagnoli, ma ormai decaduta. Donna di straordinaria cultura (sapeva parlare fluentemente tedesco, francese e inglese) e tempra, aveva un fascino tipicamente siciliano dai capelli scuri e la carnagione olivastra, in un'epoca in cui sintomo di bellezza era invece considerata un incarnato perlaceo, per ottenere il quale Franca si sottopose a costosissimi e dolorosissimi trattamenti, con scarsi risultati per altro, un vitino da vespa (63 centimetri) e un'altezza invidiabile (173 centimetri).

Dopo un lungo corteggiamento da parte di Ignazio, mal visto dalla famiglia Jacona di San Giuliano, per via delle sue numerosissime scappatelle (che non avranno fine nemmeno dopo il matrimonio), l'unione  tra i due avvenne l'11 febbraio 1893 con una cerimonia strettamente privata a causa del lutto del rampollo Florio, che aveva perso il padre due anni prima. È così che Franca fa il suo ingresso nella famosa Villa all'Olivuzza, dove già abitavano in un'altra ala della casa la suocera, Giovanna D'Ondes e il piccolo cognato Vincenzo.
Franca Florio all'età di 20 anni.
La Villa, ideata e costruita dal più grande architetto del liberty italiano, Ernesto Basile (che si occupò anche della costruzione del Teatro Massimo di Palermo), ha concentrato in sé le massime vestigia delle maestranze palermitane: Giuseppe Enea ed Ettore De Maria Bergler per le pitture decorative, Salvatore Gregorietti per le vetrate policrome piom- bate e dipinte a fuoco, le ditte Mucoli e Golia per le parti lignee, Ducrot per i mobili, Ceramica Florio e Caraffa per gli apparecchi illuminanti e la Società Trinacria per gli impianti elettrici. E anche l'esterno, con i suoi curatissimi giardini, la serra per le orchidee, il laghetto, il chiosco siciliano in stile normanno, e il tempietto neoclassico, era destinato a meravigliare gli ospiti della villa. Ciononostante, la sua storia fu particolarmente travagliata, soprattutto dopo la caduta della casata, quando nel 1962 il villino fu colpito da un incendio appiccato sicuramente a fini speculativi (siamo negli anni del "Sacco di Palermo", quando assessore all'urbainistica era il  poi pluripregiudicato Vito Ciancimino, e durante i quali moltissimi edifici storici, di notevole importanza artistica e monumentale, vennero letteralmente distrutti per far spazio a mostri edilizi in mano alla mafia che ancora oggi accompagnano i nostri paesaggi), che ne distrusse parte degli interni. Oggi, per fortuna, un sapientissimo restauro ha reso di nuovo disponibile al pubblico la Villa all'Olivuzza



Per Franca, abituata in qualche modo ad uno stile di vita più semplice, ma non fu immediatamente facile acclimatarsi a Casa Florio, dove un vero e proprio stuolo di domestici dirigeva e preparava ogni singolo aspetto della giornata dei suoi abitanti. E la prima gravidanza giunse quasi subito dopo il matrimonio: il 24 novembre del 1893 nasceva infatti Giovannuzza. 


Giovannuzza Florio
insieme alla bambinaia. 
Nonostante la delusione per il mancato arrivo dell'erede maschio, la piccola bambina fu da subito amata immensamente dalla propria famiglia. E Donna Franca non frappose indugi al suo ritorno alla vita di società, attiva più che mai in quell'ultimo scorcio di secolo: scrittori, poeti, musicisti da Maupassant a Wagner, da Puccini a D'Annunzio (grandissimo amico e confidente dei coniugi Florio) e Oscar Wilde, giungevano a Palermo e venivano accolti con tutti gli onori dalla nobilità locale (ad eccezione del famosissimo scrittore inglese, già reduce dalla condanna per sodomia, che non fu visto affatto di buon occhio durante il suo soggiorno). Nel 1894 al Teatro Politeama di Palermo, ad esempio, andava in scena in prima assoluta, la Manon Lescaut di Puccini, e Franca «indossa un sontuoso abito da sera di Worth [la famosissima sartoria parigina], in raso color cedro. L'ampia scollatura del bustino di merletto guarnito con applicazioni di rose in raso e seta, perline dorate e paillettes, mette in risalto il lungo collo lungo e sottile ornato da un bel filo di perle». Ogni apparizione pubblica di colei che ben presto verrà appellata come Regina di Palermo, viene fedelmente e scrupolosamente annotata dalle frequentissime cronache mondane dell'epoca. 


Franca Florio e il Kaiser
Guglielmo II. Sullo sfondo
l'imperatrice Augusta Vittoria.
Ma non solo l'intelligenjia europea si riunisce presso Casa Florio, ma anche, e soprattutto, la nobiltà più di spicco e le famiglie reali. Nel 1896 ad esempio giunge per la prima volta il Kaiser Guglielmo II insieme all'imperatrice Augusta Vittoria. Tra la famiglia reale tedesca e quella imprenditoriale palermitana avrà inizio da allora in poi un'amicizia e una complicità destinata a durare fino allo scoppio della prima guerra mondiale, quando le sorti della dinastia Hohenzollern saranno inevitabilmente segnate. In occasione del loro soggiorno inoltre si assiste alla prima nazionale della Boheme di Giacomo Puccini presso il Teatro Politeama. Si tratterà dell'ultima stagione lirica di questo luogo, difatti nel maggio 1897 verrà finalmente inaugurato il Teatro Massimo di Palermo, progettato dal famoso architetto della belle époque palermitana, Giovan Battista Basile e concluso dal figlio Ernesto. Dopo più di vent'anni dall'inizio di complicatissimi lavori di costruzione, e dopo un ingente apporto finanziario da parte della stessa famiglia Florio, aprirà dunque le sue porte al pubblico il più grande teatro lirico d'Italia, nonché terzo in Europa, dopo l'Opéra di Parigi e la Staatsoper di Vienna.
E mentre la vita di società dei due coniugi risplende e attira a sé le più grandi personalità d'Europa, il loro rapporto inizia a conoscere le prime incrinature: Ignazio non ha perso l'abitudine di corteggiare le donne e di abbandonarsi con loro a (più o meno) brevi interludi d'amore; Franca è ovviamente a conoscenza di tutto, ed è con grande rabbia che accoglie ogni volta un nuovo gioiello da parte del marito, segno di un rammarico mai del tutto sincero. Tuttavia la Regina di Palermo non abbandona mai il proprio ruolo, diremmo quasi istituzionale, di moglie di un importante imprenditore, dedicandosi alle mondanità che la loro posizione pretende, rimanendo però del tutto esclusa dagli affari di famiglia (una costante di Ignazio fu quella di non dividere mai le proprie responsabilità imprenditoriali, neanche con il fratello Vincenzo), accompagnando il marito nei suoi frequenti viaggi per mare sul loro lussuosissimo yacht «La Sultana». La stagione di villeggiatura palermitana difatti andava da novembre fino a maggio, quando l'isola offre il meglio del suo mite clima, mentre i mesi estivi si trascorrevano in luoghi più freschi. 


Franca Florio, ritratto di
Giovanni Boldini, 1901.
Ignazio e Franca con i due
primogeniti, Baby boy e
Giovannuzza.
Molti sono oggi gli storici che additano questo egocentrismo di Ignazio Florio, nonché il suo modo di coltivare gli affari, come un occasionale interludio tra la vita di società e i lunghissimi viaggi, come le principali motivazioni che hanno portato al crollo economico della dinastia. 
Giungiamo così al 1898, quando, il 9 aprile, nasce finalmente l'erede: il quarto Ignazio Florio, conosciuto da sempre in famiglia con l'affettuoso vezzeggiativo di Baby Boy. L'euforia dell'intera casa è al massimo, soprattutto quella di Ignazio e la nascita del bambino rinsalda i rapporti tra i due sposi. 
Poco tempo dopo, è ospite dei Florio, il pittore Giovanni Boldini, famosissimo per i suoi ritratti femminili. Ovviamente tra le sue opere non poteva mancare un quadro di Donna Franca. La Regina di Palermo è ritratta con un maestoso abito di velluto nero con una profonda scollatura a V ornata dalla famosa collana di perle, enorme vanto della famiglia: contava difatti 365 perle di ottima fattura, tali, si dice, da provocare le invidie della Regina d'Italia. Ignazio tuttavia non gradì il lavoro del Boldini, trovandolo eccessivamente seducente. Il pittore fu dunque costretto ad accorciare la scollatura dell'abito e ad allungarne l'orlo. Dopo il crollo dei Florio, il ritratto finì nella mani della famiglia tedesca Rothschild e solo nel 2006 è tornato in Sicilia nella Villa Igiea di cui parleremo adesso. Oggi è di nuovo messo all'asta. 

Il 19 dicembre 1900 si inaugura dunque Villa Igiea, un albergo di gran fasto che sorge alle falde del Monte Pellegrino e sul porto dell'Acquasanta (allora stazione balneare), che ancora oggi è uno degli hotel più lussuosi d'Italia. L'edificio, nato sul finire dell'Ottocento come abitazione privata, fu acquistato dai Florio e affidato alle cure dell'architetto del Liberty palermitano, Ernesto Basile, nonché alle maestranze di Ducrot e di Ettore Maria Bergler. Tutto concorreva al suo porsi come luogo d'incontro per l'alta società internazionale: un ampio salone delle feste, il fumoir, la sala lettura, la sala da the, i salottini per le signore, la grande sala da pranzo, nonché i grandi terrazzi panoramici che danno sul golfo di Palermo, i viali percorsi da palme, i tempietti. L'inaugurazione fu forse l'apice della Belle Epoque isolana, e un evento di portata internazionale al quale presenziarono le testate giornalistiche più importanti del mondo, dal New York Times, passando per Le Figaro, fino al Daily Mail. Sin da subito ovviamente i coniugi Florio presero possesso del loro appartamento privato all'interno dell'albergo, che abitavano saltuariamente durante l'inverno, comprendente le camere da letto, un salotto, un soggiorno, e le stanze per la servitù. È altamente simbolico infine che in questo luogo nacque nel giugno 1900 la terzogenita dei Florio, la piccola Costanza, mentre per altro Franca viene ufficialmente nominata Dama di corte della regina Margherita, in quanto ulteriore segno di un'ascesa che sembra non aver fine. 
Purtroppo il tempo non darà loro ragione e tutto questo sfarzo, quasi incontrollato, richiederà il suo prezzo. Ma lo vedremo nelle prossime puntate, come si suol dire.




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9 commenti

  1. Complimenti Roberta! Bellissima rievocazione di tutto, epoca, personaggi, stili e mode, ho letto tutto d'un fiato! Penso ti sarà costato molta fatica ma è un pezzo di gradevole lettura.

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    1. Che bello sentire queste parole ^^ Grazie mille! Eh sì, è stato un lavoraccio, ho impiegato almeno un paio di settimane.. E siamo ancora alla punta dell'iceberg! Però trovo questa storia e questi luoghi così affascinanti che non mi è pesato affatto, anzi.

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  2. Ma che bel post, molto interessante e scorrevole :) Sarei davvero curiosa di visitare la Villa all'olivuzza che dalle foto sembra davvero splendida.

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    1. Grazie mille! :) Sì, ti assicuro che la Villa all'Olivuzza è davvero splendida, così come tanti gioielli del arte liberty ancora oggi presenti in città. È un peccato soltanto che gli arredi interni originali non si siano conservati, ma con la dispersione della famiglia, il passaggio della casa di proprietario in proprietario, e l'incendio, è stato purtroppo inevitabile.

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  3. Ah la Belle Epoque, che meravigliosa epoca! Queste storie di famiglie vintage sono sempre molto affascinanti, bella idea la tua :D
    A proposito di Palermo, per questo ponte di fine ottobre sarò insieme al mio compragno per l'appunto a Palermo che non visito da decenni pur essendo anch'io sicula.
    Consigli su posticini imperdibili al di là di monumenti, chiese e altre meraviglie architettoniche che ovviamente visiteremo? Tipo librerie, localini, mercatini? ;)
    (Immagino non sia facile rispondere, Palermo è grande!)

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    1. Capiti giusto nel periodo più bello dell'anno in fatto in eventi! Già da oggi e fino a domenica ci sarà ad esempio la Notte Bianca dell'Unesco in cui tutti i siti dell'itinerario arabo-normanno (Palazzo Reale e Cappella Palatina,
      Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, Chiesa di San Cataldo, Cattedrale d Palermo, Castello della Zisa, Ponte dell’Ammiraglio, Cattedrale di Monreale, Cattedrale di Cefalù) saranno completamente gratuiti! Inoltre è anche l'ultimo weekend della manifestazione "Le vie dei tesori", che permette di visitare a 2€ con tanto di guida moltissimi luoghi, non sempre fruibili, della città (compresa la Villa all'Olivuzza dei Florio ad esempio). Ti conviene dare un'occhiata al sito perché c'è veramente l'imbarazzo della scelta.

      Per il resto, le librerie non abbondano purtroppo: a parte Mondadori e Feltrinelli, in centro puoi trovare la libreria indipendente Modus Vivendi, gestita da persone meravigliose. Decisamente più caratteristica invece è la Biblioteca Itinerante di Pietro Tramonte (in Piazza Monte S. Rosalia, di fronte le Poste Centrali di Via Roma). Ha decine di migliaia di volumi messi alla bella e meglio a cielo aperto, preparati a perderti XD E accetta anche scambi! Qualcosa come libri si trova anche al mercatino dell'antiquariato di Piazza Marina che si tiene ogni domenica mattina, insieme a tantissime e strambissime cianfrusaglie. Se sei un amante dell'antico stile teutonico e sovietico troverai ad esempio a iosa oggetti venduti da immigrati polacchi, cechi, rumeni ecc ecc XD Poi se vuoi addentrarti nel budello della città c'è sempre Ballarò, dove trovi qualsiasi cosa, spesso anche di dubbia provenienza!

      Dopodiché una volta che sei a Piazza Marina ti consiglio assolutamente di andare alla Cioccolateria Lorenzo, un bar che fa dolci buonissimi e bellissimi (e un meraviglioso cioccolato artigianale) e dove c'è anche un piccolo angolo di book crossing :) Adoro questo posto, anche perché è molto frequentato dai turisti (senza essere però assolutamente turistico, anzi), quindi di volta in volta accanto a te sentirai parlare francese, tedesco, inglese, spagnolo, e si respira un'atmosfera davvero europea, cosa ancora sorprendente per questa città.

      Per i locali (sia per mangiare che per bere) in centro hai davvero l'imbarazzo della scelta. Anzi forse sono anche troppi! Un posto molto suggestivo, (ma anche incasinatissimo per cui te lo sconsiglio nel weekend, o tuttalpiù se vuoi per un the visto che è aperto anche mattino e pomeriggio), è Bisso Bistrot, un'osteria di cucina tipica siciliana, all'angolo tra via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele proprio dove si incrociano ai 4 canti di Palermo, e ricavata da un'antica libreria (di quelle old style, sai, con tutti i pannelli in legno), mantenendone la struttura sia esterna che interna.
      Un'altra sala da the molto bella, aperta anche la sera, è invece il Cha, che ha due sedi entrambe in centro, una in Via Velasquez e una in Via Gagini. Fanno una delle cheesecake fredde più buone che abbia mai mangiato.
      Si vede che ho un problema coi dolci? ^^

      Spero di esserti stata d'aiuto, fammi sapere!!

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    2. Ah, se siete con la macchina (e immagino di sì, visto che altrimenti è un inferno muoversi in quest'isola) e volete allontanarvi un po' dal centro, vi consiglio assolutamente Il mercato San Lorenzo, un grande mercato con tutti i settori del caso: carne, pesce, verdure, salumi, friggitoria (siamo in Sicilia, no? Se non friggiamo qualcosa che senso ha la vita?) tutto rigorosamente a produzione locale, con le relative postazioni di cucina, per cui è possibile anche mangiare in loco stile fast food de noatri, per farti intendere. Ha anche un bel giardino esterno in cui mangiare, con tanto di chioschetto delle bibite, e organizzano parecchi eventi serali. Lo adoro.

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  4. WOW, una risposta così non me l'aspettavo, grazieee <3
    Mi hai dato tantissimi spunti! Non credo riusciremo a vedere tutto tutto, ma ci daremo da fare.
    Abbiamo deciso di venire in bus (partiamo da Ragusa domani, ci mette 4 ore) per evitare pensieri legati alla macchina e fare proprio i turisti. Sfrutteremo i nostri piedi e, se funzionano, i mezzi di trasporto ;)
    Le panelle ci aspettano!
    Un bacio grande...

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    1. Ma figurati :) Nel centro storico troverete una navetta gratuita che lo percorre tutto, non so esattamente le tappe, ma il capolinea è Porta Felice!
      Buon ponte!!

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