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La Cina attraverso i libri

by - 10:46

Fotografia di Don Hong-Oai
L'avevo promesso. E benché la voglia di rimangiarmi la parola, senza che probabilmente nessuno se ne accorgesse, fosse forte, sono andata fino in fondo: ho fatto ricerche, ho letto, ho preso appunti. 
Sì, perché la scorsa settimana vi ho raccontato brevemente del mio periodo di fissa per la letteratura cinese, e quel pensiero mi aveva fatto venire una grande voglia di raccontarvi la Cina (almeno il suo ultimo, densissimo, secolo) attraverso i libri dei suoi scrittori. Poi dopo aver letto la bella raccolta del giornalista Marco del Corona, Un tè con Mo yan e altri scrittori cinesi (ObarraO, 12€), mi sono resa conto di quanto fossi in realtà fortemente ignorante sull'argomento. E da lì la necessità di approfondire. In ogni caso, non ho mollato. Ed ecco pertanto che oggi, seguendo un percorso storico preciso, vi parlo della Cina e della sua letteratura. Cominciamo.


  • L'EPOCA DEI SIGNORI DELLA GUERRA
La storia del Novecento, così come siamo abituati a sentircela raccontare, con le sue guerre e i suoi sconvolgimenti di potere, non fu molto diversa neanche per il Celeste Impero. Mentre in Europa furoreggiavano gli spiriti nazionalistici, in Cina, nel 1912 veniva deposto il millenario potere degli imperatori e veniva proclamata la Repubblica. Essa, però, poggiava su basi molto instabili, per via di numerosi gruppi militari ancora fedeli all'Impero.
È così che, appena quattro anni dopo, nel 1916, anche la Repubblica cade e il paese si trova ad esser spartito tra i cosiddetti Signori della guerra. In pratica si trattava di veri e propri signori feudali, che detenevano un potere politico e militare nelle diverse regioni del Paese, con un forte e diretto controllo sul territorio, dunque; cosa che né la Repubblica, né l'Impero fino ad allora erano riusciti ad ottenere.
Ecco i romanzi che vi consiglio per approfondire meglio questo periodo:

Cigni selvatici di Jung Chang
(Tea, 12€) 

Ne avevamo già parlato qui. Questo libro è in realtà una sorta di biografia romanzata in cui l'autrice ripercorre un secolo di storia cinese (dai signori della guerra alla caduta del regime di Mao Tze Tung) attraverso le figure della nonna, della madre, e infine la propria stessa figura.
Per ciò che riguarda l'epoca dei Signori della guerra, fondamentale è la biografia della nonna: ella, nel 1924, difatti divenne concubina del generale Xue, importante luogotenente del signore della guerra Wu Pei-fu, e rimase tale fino alla caduta del suo potere e alla sua morte.
La pratica del concubinato era altamente diffusa tra i nobili e gli uomini di potere: da un lato essi avevano una moglie dalla quale derivava la propria progenie, dall'altra una serie di concubine il cui compito era fondamentale era quello di appagare il piacere dell'uomo. Esse potevano raggiungere posizioni sociali ed economiche anche invidiabili, ma in qualsiasi momento potevano essere abbandonante a loro stesse dall'uomo che le aveva scelte.


La regina di Shanghai di Hong Ying
(Garzanti, 9,90€)

Sempre in tema di personaggi femminili, sempre in tema concubinato.
La protagonista di questo libro, che si apre nel 1907, è una giovane e poverissima contadina, Yuegui. Per sfuggire al proprio duro destino nelle risaie, ella entrerà nelle grazie della più importante tenutaria di un bordello di tutta Shangai. Da qui, inizia la scalata della protagonista, che grazie all'arte della propria femminilità, entrerà in contatto con i più importanti detentori del potere politico ed economico del Paese.
Poco più di un romanzetto rosa, in realtà. Ma apprezzabile per le ambientazioni storiche.

Ci tengo a precisare che sia Jung Chang che Hong Ying, hanno scritto e pubblicato i propri romanzi al di fuori della Cina e che tuttora è proibita la stampa e la divulgazione di Cigni Selvatici su suolo cinese.


  • LA GUERRA CIVILE
A causa dell'assenza di un forte potere centrale, tuttavia, la situazione interna cinese rimaneva particolarmente instabile, soprattutto in virtù della presenza di due spinte politiche destinate nel tempo a divenire sempre più forti: da un lato il cosiddetto Kuomitang (il partito nazionalista) guidato da Chiang Kai-sek, fondato ai tempi dell'instaurazione della Repubblica, e dall'altro lato, a partire dal 1921, il Partito Comunista di Cina guidato da Mao Tze Tung. La situazione degenerò al punto che per un certo periodo di tempo in Cina esistettero contemporaneamente due governi: da un lato quello voluto dal Kuomintang con capitale Nanchino, nel nord del paese, dall'altro lato quello voluto dal Partito Comunista con base nel Jiangxi, nel sud del paese. A fasi alterne il conflitto tra i due partiti, che diede vita ad una vera e propria, sanguinosa, guerra civile, si protrasse fino al 1949, quando le forze maoiste ebbero la meglio, proclamando la nascita della Repubblica Popolare Cinese con capitale Pechino.
È l'inizio dell'egemonia di Mao Tze Tung

Grande seno, fianchi larghi di Mo Yan
(Einaudi 16€)

Chi se non lui? Primo scrittore di cittadinanza cinese ad ottenere il Premio Nobel per la letteratura nel 2012; lo scrittore cinese per antonomasia, già da molto tempo, per larga parte della critica. 
È con Mo Yan che è nata la mia passione per la letteratura cinese, e in particolare con questo libro: mastodontico nelle sue 904 pagine, nelle sue genealogie infinite, è la storia della famiglia Shanguann  dall'inizio della guerra civile fino alla fine del Novecento. Un libro utilissimo pertanto per riscoprire un intero secolo di storia che prepotentemente porta la famiglia, e il suo protagonista principale Shanguann Jintong, dalla campagna alla città, dal comunismo imperante al capitalismo sfrenato. Anche questo libro, come molti altri, è stato censurato su suolo cinese e ne è vietata la pubblicazione.
Mo Yan è lo scrittore del particolare, del minuto, del delicato, in grado di descrivere un secolo di storia accanto al frinire lento e placido di una cicala; è lo scrittore delle campagne, del mondo rurale, di una Cina che è scomparsa; uno scrittore a tratti surreale, che per questo afferma di avere come suo grande modello letterario Italo Calvino, insieme a William Faulkner e Gabriel Garcia Marquez
Se non ve la sentite di imbarcarvi in una lettura di quasi mille pagine, ma volete lo stesso leggere Mo Yan, vi consiglio allora Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, storia di un uomo che prima di potersi reincarnare nel proprio corpo, dal 1950 al 2000 è costretto ad reincarnarsi prima in asino, toro, cane, maiale, scimmia e di vivere e osservare quel cinquantennio così importante della storia cinese sotto queste spoglie.


  • MAO TZE TUNG
Inizia così la storia della Repubblica popolare cinese, sotto il governo unico di Mao Tze Tung fino al 1976, anno della sua morte. 
Uno dei momenti più importanti, e allo stesso tempo più disastrosi, della politica di Mao, fu il piano economico denominato Il grande balzo in avanti, che ebbe inizio nel 1958. L'idea fondamentale era quella di azzerare la dipendenza dello Stato dalle esportazioni, in un regime di totale autarchia. Il tutto inoltre era basato sull'idea della collettivizzazione della terra, attraverso la creazione di Grandi Comuni Popolari che da un lato abolivano la proprietà  privata e dall'altro lato riunivano migliaia di famiglie, che spesso erano costrette ad abbondare le proprie case, per vivere nelle comuni e contribuire al lavoro agricolo. Allo stesso tempo obiettivo di Mao era di rendere indipendente la Cina anche dal punto di vista della produzione dell'acciaio: milioni di persone (spesso contadini) furono mobilitate per produrre questo metallo dagli oggetti di uso comune più svariati, creando numerosissime fornaci "da cortile" alimentate dalle foreste cinesi.
Inutile dire, che Il grande balzo in avanti, ebbe conseguenze disastrose per la Cina: esso non fu sostenuto da alcun programma economico o agricolo solido, ed ebbe come suo risultato più grave una carestia che provocò decine di milioni di morti. Solo a partire dall'inizio degli anni '60 esso fu progressivamente abbandonato in favore di una decollettivizzazione dell'agricoltura e dell'industria.

La figura di Mao Tze Tung finì per dominare ogni aspetto della realtà cinese, e accanto all'economia, sua preoccupazione fu di intervenire sul piano culturale e ideologico per la creazione di una nuova grande patria. Per questo nel 1966 fu lanciata la cosiddetta Rivoluzione Culturale. Essa aveva lo scopo di abbattere ogni dissenso interno e ogni contatto con la tradizione cinese passata, in favore di un'applicazione molto ortodossa del marxismo-leninismo. La Rivoluzione Culturale fu possibile soprattutto grazie alla mobilitazione di milioni di studenti che, in maniera più o meno efferata, portavano avanti una critica radicale degli stessi esponenti di spicco del Partito Comunista o della classe intellettuale. Questi erano pertanto costretti ad abbandonare il proprio ruolo, all'autocritica e spesso a veri e propri periodo di rieducazione nei luoghi più poveri e sperduti del paese. Questi studenti, che ben presto formarono un vero e proprio esercito chiamato Guardie Rosse, avevano come loro icona il famoso Libretto rosso che conteneva la base principale dei pensieri e degli scritti di Mao, creando intorno a lui un vero e proprio culto della personalità.
Numerosissime sono oggi le opere letterarie cinesi che ci raccontano di questo periodo, pubblicate soprattutto in anni più recenti.

Mettere radici di Han Dong
(ObarraO, 18€)

Un romanzo che ci racconta cosa fu la Rivoluzione Culturale. Protagonista è Tao, un intellettuale e membro del partito comunista, che sul finire degli anni '60 viene costretto alla rieducazione e mandato per questo insieme a tutta la famiglia in un remoto villaggio agricolo. Da qui la necessità di  Tao di"mettere radici", cioè di riacquistare una nuova identità in contatto con l'ambiente per poter davvero sposare lo spirito della Rivoluzione Culturale e dell'ideologia maoista, e donare ai figli un futuro possibile.
Ispirato all'esperienza davvero vissuta dallo scrittore in gioventù, questo  è un romanzo di estrema delicatezza, ma in grado di trascinare il lettore nei meandri dell'efferato clima di sradicamento voluto da Mao Tze Tung per il proprio paese.


Balzac e la Piccola Sarta cinese di Dai Sijie
(Adelphi, 8,50€)

Anche qui siamo nel pieno della Rivoluzione Culturale. Il punto di vista è però quello di due giovani adolescenti costretti, al seguito delle proprie famiglie, anch'essi alla rieducazione. A cambiare la loro vita però, non sarà tanto la vita in una delle province agrarie più povere dell'intera Cina, quanto piuttosto, il contatto con una serie di "libri occidentali proibiti", e gelosamente nascosti, che permetteranno loro di scoprire la bellezza della letteratura, della fantasia e del mondo. E di educare a questi valori fondamentali anche la Piccola Sarta del villaggio, tanto desiderata e amata. Una visione un po' romantica certamente, ma che dà respiro a un periodo storico soffocato dai folli dettami culturali e ideologici del Partito.


Servire il popolo di Yan Lianke
(Einaudi, 10€)

Una visione satirica e tagliente del clima maoista: un giovane studente Wu Dawang ha fatto del libretto rosso di Mao la propria Bibbia, è in grado di recitarlo a memoria, lo venera come Verbo incarnato. E la sua vita è a tal punto dedicata all'obiettivo supremo di servire il popolo che non può tirarsi indietro quando la moglie di un alto comandante lo induce a diventare suo amante. Il libro ripercorre così minuziosamente gli amplessi cui Wu si dedica anima e corpo per servire la propria nazione, e, con un rovesciamento graffiante e sconsacratorio dello stile burocratico, Yan Lianke ci presenta il ritratto di una società altrettanto cieca e corrotta quanto quella dell'Occidente capitalista, pronta a piegare le ideologie per i propri scopi personali.
La pubblicazione di Servire il Popolo in Cina è proibita, in quanto tacciato di essere un libro pornografico.

Brothers  di Yu Hua
(Feltrinelli, 16€)

Cosa c'è di più sconsacrante della visione innocente e veritiera di due bambini? Di questo ci parla Brothers: di due fratelli che assistono ai radicali cambiamenti della Cina, dalla Rivoluzione Culturale fino ai primordi del nascente capitalismo ruggente, in un percorso di crescita (dei loro corpi e della nazione) che risulta pazzo e incomprensibile.
Yu Hua è bravissimo ad abbattere quell'idea del popolo come grande collettività, voluta da Mao, e a tratteggiare una galleria di personaggi singolare e strampalata, in un miscuglio di tragicomico in cui la risata diventa davvero veicolo di liberazione. Per chi volesse, inoltre, lo scrittore ha composto anche una sorta di sequel di questo libro: Arricchirsi è glorioso, incentrato sulla folle corsa all'oro che la Cina ha conosciuto dagli anni Ottanta ad oggi, vista ancora una volta dal punto di vista dei due fratelli, ormai cresciuti.


  • DOPO MAO
Era evidente che la Rivoluzione Culturale e Il grande balzo in avanti non avessero sortito l'effetto desiderato; così come era evidente che l'isolamento e l'autarchia della Cina rispetto all'intero mondo Occidentale non fosse più possibile, se si voleva rilanciare l'economia del paese in un'ottica capitalista. Poco dopo la morte di Mao, nel 1976, il potere fu preso da Deng Xiaoping, il quale fu il principale artefice del cosiddetto socialismo con caratteristiche cinesi: a poco a poco fu ristabilita in parte la proprietà privata della terra, furono abolite le Comuni, si procedette alla liberalizzazione di alcuni settori del mercato, ma soprattutto si ristabilirono alcune, caute, relazioni economiche internazionali, aprendo le frontiere.
Il Rivoltoso Sconosciuto.
Intanto il mondo, però, assisteva alla caduta del grande sogno sovietico, e anche in Cina studenti, intellettuali, e operai divennero insofferenti nei confronti del partito unico comunista. Tra l'aprile e il giugno del 1989, la famosissima piazza Tienanmen di Pechino fu palcoscenico di una protesta che da pacata divenne sempre più estrema, culminando nella notte tra il 3 e il 4 giugno nella scelta da parte del governo di invadere la piazza con carrarmati e di aprire il fuoco sulla folla, provocando la morte e l'incarcerazione di moltissime persone.
Ad oggi la Cina è retta da un governo socialista di dittatura democratica, e accanto al Partito Comunista di Cina esistono otto piccoli partiti che rappresentano una blanda opposizione.


Pechino è in coma di Ma Jian
(Feltrinelli, 19,50€)

Una narrazione decisamente tragica e dolorosa sui fatti di piazza Tienanmen. Il protagonista, Dai Wei, è un giovane studente che il 4 giugno 1989 è stato colpito da un proiettile che lo ha portato al coma. Prigioniero del proprio corpo, tuttavia riesce a ripercorrere con la mente, insieme al lettore, gli anni che hanno portato a quella strage, dalla Rivoluzione Culturale vissuta nell'infanzia, alle mobilitazione studentesche. Assistito dalla famiglia che tutto fa per mantenerlo in vita (e per mantenere in vita se stessa), si sveglierà solo dieci anni dopo, nel cuore pulsante del cambiamento cinese: quando un'intera città muore e rinasce, si risveglia, ma rimane assuefatta al proprio coma, per far spazio al nuovo che avanza, simboleggiato dagli immensi preparativi per le Olimpiadi del 2008.

Le canzoni dell'aglio di Mo Yan
(Einaudi, 22€)

Voglio chiudere il nostro percorso con un altro libro dello straordinario premio Nobel Mo Yan. Ambientato nel 1987, nel pieno della demaoizzazione, Mo Yan ci racconta ancora la realtà della campagna cinese, non meno tragica e dura della città. I contadini, costretti dal governo alla coltivazione dell'aglio a scapito di altre colture, si ribellano a questo stato di cose, che poco sembra esser cambiato rispetto al cieco comando del Grande Balzo in avanti voluto da Mao. L'atmosfera della campagna è ancora stagnante e primitiva, tanto che una delle protagoniste, Gao Ma per far trionfare il suo vero amore, è costretta a fare i conti con un'autorità che non rispetta la legge che proibisce i matrimoni combinati. Fuggire sembra essere l'unica possibilità, di fronte alla cecità di un governo che soffocherà  la rivolta dei contadini non molto diversamente da come di lì a poco farà a piazza Tienanmen.


Così si conclude il nostro viaggio, più lungo di quanto avessi inizialmente previsto, in tutta onestà. Però tante sarebbero ancora le storie da raccontare, e tanti sarebbero ancora i libri da mostrarvi. Ma magari, questo sarà per voi (e lo è stato anche per me stessa) uno spunto per affacciarvi sulle soglie della bellissima tradizione culturale e letteraria cinese: c'è ancora un intera galassia, legata soprattutto alle produzioni più recenti, da sondare e ammirare, e che per ragioni di spazio ho preferito non includere. Chissà, magari in una prossima puntata.

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2 commenti

  1. Complimenti vivissimi per il post, me lo "metto via" per quando avrò voglia di scoprire un po' di più un mondo che mi affascina ma di cui conosco ancora troppo poco.

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    1. Grazie mille Marta! Il resoconto è risultato più polissimo di quanto sperassi, ma ho ridotto davvero all'osso il tutto senza scadere nella superficialità. Spero che apprezzerai questo "viaggio" :) La cultura e la letteratura cinesi sono davvero sorprendenti, andrebbero maggiormente valorizzate nel nostro Paese, anche con piani editoriali di traduzioni più consistenti, varie e accurate.

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