Ma che cos'ha la loro vita che non va? Cosa diavolo c'è di meno riprovevole della vita dei Levov?
Quando si parla di letteratura americana contemporanea il pensiero inevitabilmente corre a lui: Philip Roth. Classe 1933, considerato da molti il più grande scrittore americano vivente, favorito di tutti i bookmakers ogni anno per l'assegnazione del Premio Nobel, e ritiratosi definitivamente dalle scene letterarie nel 2012. La vita e l'opera di Philip Roth sono talmente gravide da poter essere esse stesse spunto per materia romanzesca (e difatti, smaccante è alle volte l'autobiografismo della sua narrativa).
Pastorale americana, libro vincitore nel 1997 del Premio Pulitzer, è forse uno dei maggiori apici dello scrittore ebreo del New Jersey, e forma una trilogia ideale con i suoi lavori immediatamente successivi: Ho sposato un comunista e La macchia umana (pubblicati tutti in Italia da Einaudi). Al centro di tutti e tre vi è difatti il senso di una indelebile americanità , ma è il romanzo di cui parliamo oggi a rappresentarne maggiormente tutta la sua umana epicità .